venerdì 14 agosto 2009

1881, April 18th: Nietzsche's invisible unicorn

Com'è evidente dalla forte simmetria della linea rossa del primo grafico qui a sinistra e di quella verde del secondo, linea che rappresenta la distanza angolare in modulo tra Giove e Saturno (i gradi si leggono sull'asse di destra), la congiunzione G-S che folgorò Nietzsche nell'aprile 1881 sulla via di Genova fu del tutto simile a quella
che ispirò a Paolo di Tarso alcuni passi della seconda Lettera ai Tessalonicesi [2 Tes 2, 11-12] e della Lettera ai Galati [Gal 4, 1-12] all'inizio di primavera del 54. Entrambe furono singole, cioè con un solo allineamento tra Giove e Saturno, ed entrambe ebbero la particolarità di essere invisibili nel momento culminante, nel momento cairotico, che fu il 18 aprile 1881 per quella di Nietzsche ed il 21 marzo 54 per quella di s.Paolo.

Come ho spiegato in un post precedente e come risulta chiaro anche dal secondo dei poster di Liverpool, questa situazione si verifica quando, al momento della congiunzione G-S eliocentrica, la Terra (con su noi, cioè gli osservatori terrestri) si trova - rispetto al Sole - esattamente dalla parte opposta dei due pianeti in congiunzione eliocentrica. In quel giorno e per pochissimi giorni la coppia dei pianeti 'congiunti' sorge di mattina ad est contemporaneamente al Sole ed attraversa di giorno la semi-volta celeste rimanendo però costantemente nascosta dietro al Sole, alla sua enorme potenza luminosa. Rimanendo cioè invisibile all'osservatore terrestre. Come ho scritto altrove, si ha una congiunzione G-S che c'è ma non si vede!

E' del tutto evidente che per chi conosce i dettagli astronomici della situazione ed è però portato a farli oggetto di speculazioni poetiche o metafisico-religiose il momento di massima .. solennità è quando il gruppo di corpi celesti Saturno-Giove-Sole passa sul meridiano del luogo dell'osservatore (cioè letteralmente sulla testa dell'osservatore), quindi a mezzogiorno.

Da quel poco che ho letto finora di lui, io penso che Nietsche sia stato del tutto consapevole della particolarità della situazione astronomica, del fenomeno che stava per verificarsi e che lui certamente osservò - nei periodi di visibilità lontani dal kairos - prima da Genova poi in agosto dall'Engadina.
Egli scrive infatti nel 1881: "Insaziabile come il fuoco ardo e consumo me stesso. Luce diviene quanto io abbraccio; resta carbone quanto io abbandono. Io sono fiamma ...".
Risulta inoltre appurato dai biografi che Nietzsche abbia in quel 1881 nuovamente intensificato le sue letture scientifico-naturali, oltre a stendere in tono profetico-visionario i primi appunti per Zarathustra e per L'eterno ritorno.

Penso, per concludere, che a questo punto anche i filologi ed i filosofi studiosi del periodo presocratico abbiano qualche elemento o strumento in più per incominciare finalmente a decrittare il "fuoco" eracliteo.

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