martedì 11 agosto 2009

Forse Nietzsche confondeva fenice ed unicorno ... o forse no

Uno degli ultimi aforismi (il 568° di 575) di Aurora, la raccolta che Nietzsche terminò all'inizio del 1881, è intitolato Poeta e uccello e dice così:

"La fenice mostrò al poeta un rotolo incandescente, che si stava per carbonizzare. 'Non spaventarti - disse - è la tua opera! Non ha lo spirito del tempo e ancor meno lo spirito di quelli che sono contro il tempo: per conseguenza dev'essere bruciata. Ma questo è un buon segno. Ci sono molte specie di aurore."

Chi mi segue sa che, già da vari anni, della fenice io ho proposto una interpretazione astronomica che lega il mitico e meraviglioso uccello alle congiunzioni tra Giove e Saturno, precisamente alle congiunzioni G-S multiple, quelle di cui ne avviene mediamente una ogni sei, cioè una ogni 120 anni (anche se l'intervallo effettivo tra l'una e l'altra può arrivare anche a 377 anni).

Ora si dà il caso che proprio in quel periodo una congiunzione Giove-Saturno stesse effettivamente per culminare, per arrivare cioè al suo momento cairologico (che si sarebbe avuto il 18 aprile 1881), ma che non si trattasse di una congiunzione multipla bensì - come risulta dal grafico delle longitudini geocentriche e della distanza angolare tra i due pianeti (linea rossa) - di una congiunzione G-S semplice, cioè del tipo allegorizzato secondo l'altra mia interpretazione con l'unicorno.

E' estremamente probabile secondo me che Nietzsche in quegli ultimi mesi del 1880 e primi del 1881 stesse seguendo da Genova l'evolversi di questa congiunzione G-S. A dicembre scrive infatti a Gast: "Mi manca la stufa, come a Lei. Ma finora si è potuto star seduti sia di giorno che di notte all'aperto (e sdraiati - torno proprio ora dalla solitudine della scogliera)."

Che ci faceva Nietzsche sdraiato di sera/notte sulla scogliera di Genova? Secondo me osservava di sera in sera quel che ho chiamato l'ente metafisico, cioè la coppia di pianeti Giove e Saturno prossimi al loro allineamento. Ma o perchè non era stato iniziato bene o perchè lui non aveva capito bene (insomma per un difetto di iniziazione) credeva di stare osservando l'arrivo della mitica fenice. Da qui nasce l'aforisma 568, con la fenice che gli parla della sua opera in via di completamento.

A favore dell'ipotesi che invece Nietzsche sapesse cosa stava vedendo (o - a posteriori - cosa avesse visto in quella primavera 1881) sta il fatto che la figura che lui concepisce ai primi di agosto in Engadina, a Sils-Maria, e cioè Zarathustra, questa figura rimanda immediatamente al mondo (indo-)iranico, area dalla quale è attestata anche la provenienza del mito dell'unicorno.

Quel che è certo è che la congiunzione Giove-Saturno singola del 18 aprile 1881 si incunea come un vero e proprio momento cairotico, di cesura, nella vita e nella produzione di Nietzsche. Se l'ultimo aforisma di Aurora rimandava ad un volo verso ovest degli 'aerei naviganti dello spirito', ora il concepimento della figura di Zarathustra sembra indicare che anche l'oriente è ben presente nella mente del filosofo.

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