lunedì 30 marzo 2009

Ancora su Tacito e sulla fenice del 34-35 d.C.

Sì, perchè tra i miei molti libri ho ritrovato la traduzione italiana di quel passo degli Annali di Cornelio Tacito cui ho accennato nel post precedente. In Annali 6.28 scrive dunque Tacito:

"Sotto il consolato di Paolo Fabio e di L. Vitellio ricomparve in Egitto, dopo lungo corso di secoli, la fenice, l'uccello i cui prodigi offersero ai sapienti del paese e di Grecia tanta materia di discussione. Di ciò su cui essi convengono, e del più che rimane tuttavia dubbio ma che non è fuor di luogo conoscere, io voglio qui parlare. Quanti, di codesto animale consacrato al Sole, ... ..." .
Ricorda poi le disparità di pareri sull'aspetto dell'uccello sacro di Eliopoli, sull'intervallo di tempo tra una sua apparizione e l'altra, una serie di apparizioni datate verificatesi al tempo dei faraoni Sesostri I, Amasi e Tolomeo III e - con un po' di scetticismo - una serie di particolari sul presunto processo di morte e resurrezione della fenice dalle sue ceneri. Conclude poi il capitolo 28 del VI libro scrivendo:

"Ma tutto ciò è malcerto, e di troppe fantasie colorito: quel ch'è indubbio, è che di tempo in tempo la fenice è vista in Egitto."

Come si vede, pur nutrendo un certo scetticismo su alcuni particolari della vicenda, Tacito da storico scrupoloso riporta (si tenga presente che egli scrive verso il 114 d.C.) la notizia venuta ottant'anni prima dall'Egitto, ma di cui si era evidentemente conservato il ricordo anche a Roma, della ricomparsa del misterioso e sacro volatile nell'anno di quei consoli che gli storici ci dicono oggi essere il 34 d.C.

E' con un certo senso di emozione, di soddisfazione e di fierezza, lo stesso senso che provai qualche anno fa quando raggiunsi la certezza dell'esattezza dei miei risultati, è con questo senso che ne scrivo oggi qui, convinto che questi miei studi e questi miei risultati saranno di aiuto e di base per quelli di tanti altri studiosi, in ogni parte del mondo.

Per concludere vorrei dire che mi piacerebbe se tra i miei lettori ci fosse anche la prof.ssa Elisabeth Keitel, che giusto dieci anni fa scrisse sull'American Journal of Philology (vol. 120, n. 3 (Fall 1999), The Johns Hopkins Univ. Press) un articolo dal titolo: The Non-Appearance of the Phoenix at Tacitus' Annals 6.28.

Invece, secondo me, non solo è vero quel che scrive Tacito in Annals 6.28 e cioè che la fenice apparve in Egitto (ove evidentemente avevano occhi per vederla), ma oggi - grazie, modestamente, alle mie ricerche - siamo anche in grado mediante i software astronomici disponibili anche in rete di studiare ogni aspetto di quel ritorno del sacro e mitico volatile.

sabato 28 marzo 2009

The phoenix in Tacitus' Annals 6.28

In questi giorni di primavera di quello che ora chiamiamo anno 35 d.C., cioè verso la fine del regno di Tiberio, stava terminando un fenomeno astronomico memorabile (quello riportato sinteticamente nel diagramma sottostante) che era iniziato nell'autunno del 34 d.C.: si tratta precisamente, come si vede dal diagramma, di una congiunzione doppia tra Giove e Saturno, verificatasi sullo sfondo della costellazione del Leone.





Secondo l'interpretazione astronomica che io ho dato del mito della fenice (interpretazione che ho presentato per la prima volta al VI Convegno annuale della Società Italiana di Archeoastronomia, Univers. del Molise, Campobasso 22-23 sett.2006), proprio a questo fenomeno fa riferimento il capitolo 28 del libro VI degli Annali di Tacito, che riporta la ricomparsa in Egitto del mitico uccello sacro di Heliopolis nell'anno 34:

"Paulo Fabio L. Vitellio consulibus post longum saeculorum ambitum avis phoenix in Aegyptum venit praebuitque materiem doctissimis indigenarum et Graecorum multa super eo miraculo disserendi. ..." (Annals 6.28).

La tesi ch'io ormai da anni sostengo (e di cui ho dato al citato convegno ampia dimostrazione) è precisamente che la fenice sia stata nell'antichità immagine allegorica di un ben determinato fenomeno astronomico, quello delle congiunzioni multiple - cioè triple o doppie - tra Giove e Saturno.

Come si vede dal diagramma della congiunzione G-S del 34-35, in quest'occasione si ebbero soltanto due allineamenti tra i due grandi pianeti, perchè a causa della posizione della Terra sulla sua orbita l'oscillazione di moto retrogrado di Giove non fu tale da portarlo alla destra del 'padre' Saturno.

Altra particolarità di questa congiunzione fu quella che il secondo allineamento (corrispondente al secondo minimo della curva in rosso del soprastante diagramma) si ebbe - caso più unico che raro da un punto di vista astronomico - in coincidenza con il primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera, cioè proprio nei giorni di Pesach/Pasqua, nei primi giorni di aprile del 35.

Credo per ora di aver detto già abbastanza, per cui saluto tutti, augurando a tutti una buona notte.

sabato 21 marzo 2009

Benedizioni celesti sulla Nova Roma

Come scrisse Iohannes Saresberiensis, cioè Giovanni di Salisbury, nel suo Policraticus I, 13 "...Nova Roma visa phoenice felicioribus auspiciis condita est." La Nuova Roma, cioè Costantinopoli, venne insomma fondata, edificata sotto i migliori, i più felici e promettenti auspici, con avvistamento e visita della fenice stessa.





Il grafico che vedete dimostra quale sia - secondo il nuovo paradigma storiografico che ormai da anni vado proponendo - la fenice apparsa nelle notti (e sì, perchè la fenice appare di notte e si dilegua al mattino! è un uccello notturno!!) dei mesi a cavallo tra l'anno 332 e l'anno 333, cioè mentre si andava edificando la nuova capitale imperiale: una congiunzione Giove-Saturno tripla nella costellazione della Vergine.

Come risulta dal grafico soprastante (realizzato dallo scrivente con l'utilizzo di un software planetario), i tre allineamenti tra i due pianeti si ebbero alle date:
20 novembre 332 (quando la longitudine di Giove superò per la prima volta quella di Saturno),
9 aprile 333 (quando Giove, mentre entrambi i pianeti erano in fase di moto retrogrado, tornò alla destra del 'padre' Saturno) e al
16 giugno 333 (quando Giove superò Saturno per la seconda volta in fase di moto progressivo).


Se qualcosa di quanto ho scritto non vi fosse chiaro, non esitate a porre domande. Ricordate poi che qualsiasi commento è auspicato e gradito.

giovedì 19 marzo 2009

Das Wesen vom Grund


Un piccolo aggiornamento del blog in attesa di avere un po' più di tempo da dedicargli/vi.



mercoledì 11 marzo 2009

Essere e non essere

Ad uno user di un sito di filosofia che aveva scritto "Se il non essere non è e quindi l'essere è eterno, ..." facevo notare che secondo me questa premessa non è così solida come sembra ..

Al riguardo davo questo mio parere:

"Beh .. il non essere non è ciò che l'essere è, ma non è che sia nulla!! Anche il non essere ha la sua probabilità di occorrenza e quindi anch'esso è! Ti dirò ANZI, per dirla tutta (o quasi) che il non essere ha probabilità maggiore di quella dell'essere ed è proprio in ciò il fondamento dell'oblio dell'essere. Quell'oblio per combattere e superare il quale Heidegger ha ritenuto necessario - all'inizio delle sue riflessioni filosofiche - riproporre la Seinsfrage, anzi la Seynsfrage, appunto la questione dell'essere/Essere.

Ne segue che essere e non essere, data la loro natura, sono entrambi eterni e nessuno dei due coincide con il nulla: entrambi sono, furono e saranno."

Voi che mi leggete che ne dite? avete riflettuto sulla questione? Saluti a tutti, GDC

venerdì 6 marzo 2009

La sensibilità di Heidegger ai cenni dell'essere

Vorrei riportare stasera un brano del corso "Logica" (semestre estivo 1934) che indica bene, a mio parere, quale acuta sensibilità avesse già allora Heidegger ai cenni, alla chiamata dell'essere:

".. poichè la potenza del tempo si costituisce come temporalità della nostra essenza, siamo esposti all'ente manifesto e ciò al tempo stesso significa: l'essere dell'ente ci è affidato.
L'essere nel suo insieme, così come esso ci domina e controlla, la dominante totalità del tutto, è il mondo. Il mondo non è un'idea della ragione teoretica, si rende noto invece nell'annuncio dell'essere storico, e tale annuncio è la manifestatività dell'essere dell'ente nel mistero. Nell'annuncio e attraverso di esso domina il mondo.Tale annuncio accade però nell'originario accadere del linguaggio. In esso accade l'esposizione all'ente, nel linguaggio accade l'affidamento all'essere. Grazie al linguaggio, e solo grazie a esso, domina il mondo, <è> l'ente. Il linguaggio non è qualcosa che accade all'interno di un soggetto incapsulato e che venga poi fatto circolare come un mezzo di trasporto tra un soggetto e l'altro. Il linguaggio non è soggettivo nè oggettivo, cade assolutamente al di fuori di tale distinzione priva di fondamento. Il linguaggio, in quanto è sempre storico, altro non è che l'accadere dell'esposizione all'ente nel suo insieme assegnata all'essere."

Come si vede, anche se l'essere non veniva ancora indicato con il più solenne termine di "Seyn", Heidegger era già allora (estate 1934) ben consapevole e tutto compreso della Zeitigung der Zeit che andava maturando.

Raccomando, come al solito, di lasciare cortesemente pareri, commenti, critiche, .. .. 'Notte!