martedì 2 novembre 2010

Redating Paul


Discutendosi recentemente in un newsgroup dell'apostolo Paolo, della sua esistenza o meno, della autenticità delle sue Lettere, di Marcione e di simili tematiche, sono andato a rileggermi qualcosa sull'ultimo apostolo, su quel che avevo già scritto di lui negli anni passati e ad effettuare alcune nuove verifiche con il mio software astroNomico. Sempre, beninteso, nel quadro del nuovo paradig-
ma ermeneutico storico-filosofico-religioso.

Bene. Ciò fatto, mi sono non solo confermato della reale esistenza di Paolo di Tarso e dell'autenticità della sua Lettera ai Galati (che del resto proprio nessuno pone in discussione, insieme a Romani e a 1- e 2-), ma sono ora anche in grado di precisare alcune date della cronologia paolina negli anni che vanno dal 35 al 54.


 Omettendo per maggior chiarezza la parte tecnico-astronomica della questione, legata al fenomeno ed al noumeno della fenice del 34-35 (Tacito, Annali 6, 28) di cui ho parlato anche nell'articolo precedente, io posso datare alle ore intorno al mezzogiorno di uno dei giorni intorno al 24 agosto del 35 l'evento di Damasco (qualunque sia la località da intendersi per Damasco); era dunque una giornata estiva di pieno sole, un sole palestinese accecante se uno si azzardava - come Paolo fece - a guardare nella sua direzione.

A questo punto, dice Paolo in Gal 1,16-19, "subito, senza consultare nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa[Pietro], e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessuno altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. ..".

E' chiaro da questi passi autobiografici che il primo incontro di Paolo a Gerusalemme con Pietro e Giacomo si svolse nei primi mesi del 39, diciamo per fissare le idee a primavera del 39.
"Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia" dice sempre Paolo in Gal 1,21 ed in Gal2,1-2: "Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito: vi andai però in seguito ad una rivelazione." Diciamo che Paolo torna a Gerusalemme, di nuovo a confronto con
le 'colonne' del movimento cristiano, circa quattordici anni e mezzo dopo l'incontro precedente e cioè verso la fine del 53, primi mesi del 54.

E' opportuno a questo punto ricordare (e proprio a ciò può alludere la rivelazione di cui parla Paolo in Gal 2,2) che proprio in quel momento stava preparandosi una nuova congiunzione Giove-Saturno, quella singola che - a circa sessant'anni (59,6) dalla G-S tripla della seconda metà del 7 a.C. - era di nuovo nella costellazione dei Pesci. Questa congiunzione, invisibile nel momento culminante, avvenne il 26 marzo del 54 (si vedano il grafico qui sopra) e 1°6'31" fu la distanza angolare residua tra i due pianeti.

Paolo non scelse dunque un momento a caso per recarsi a Gerusalemme insieme a Barnaba e Tito per conferire con il gruppo dirigente del movimento: andò invece proprio nel momento in cui stava preparandosi una nuova 'visita' della Presenza divina (Shekinah) al suo popolo, secondo le antiche convinzioni teofaniche giudaiche. E' quindi assai probabile che in questo incontro al vertice non si sia parlato solo di circoncisione si o no, oppure di chi evangelizzava i circoncisi (Pietro) e chi i non circoncisi (Paolo): la visita dev'essere stata anche l'occasione per Paolo di dimostrare definitivamente alle 'colonne' (Giacomo, Cefa-Pietro e Giovanni) che anche lui aveva piena conoscenza e consapevolezza del retroterra astroNomico cristiano e della sua fenomenologia e temporalità. Che aveva quindi pieno titolo per dirsi anche lui apostolo di Gesù Cristo.

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