domenica 30 maggio 2010

Die Frage nach dem Ding

Mi è dispiaciuto molto di non aver potuto partecipare in alcun modo al quinquennale Congresso internazionale kantiano che si è tenuto a Pisa la scorsa settimana. Ne sono stato tenuto lontano prima dalla stesura del De Seyn (preparato per il meeting annuale dell' Heidegger Circle americano), poi dal ricovero in ospedale e dalle successive, numerose visite di controllo, poi da una serie di altre questioni familiari e personali, infine dalla stesura di un Abstract per un altro congresso filosofico.

Il motivo di questo dispiacere è che, pur conoscendo io ancora poco l'opera complessiva di Kant, credo tuttavia di avere - come accennavo anche nel mio precedente post del 10 settembre 2009 ("Kant ed io") - delle precise risposte alla Dingfrage che Kant poneva nel suo capolavoro, risposte di cui qualche mese fa pensavo avrei potuto mettere a parte i partecipanti al Congresso kantiano internazionale.

Per non farla troppo lunga e per avere il tempo di giustificare meglio le mie affermazioni, anticiperò ora solo la mia impressione, che è poi la mia concreta linea di ricerca su Kant. Bene, io credo che - nonostante tutti i tentativi di filosoficamente generalizzare la cosa - le espressioni kantiane "Ding in der Erscheinung", "Ding an sich", "Ding fuer mich", ... abbiano tutte un'essenza ed un fondamento a-stro-no-mi-ci (sì avete letto bene a-stro-no-mi-ci) nel quadro dei massimi sistemi e delle tematiche trattate in questo blog e che questo sia il motivo per cui Heidegger si è tanto soffermato su Kant, prima di passare a Nietzsche, nei suoi tentativi di comprensione e di ricostruzione della Seinsgeschichte.

Ecco .. questo per il momento volevo dirvi e vi ho detto, pensateci un po' anche voi (soprattutto voi kantiani). Avremo comunque modo di riparlarne .. magari al prossimo congresso internazionale quinquennale. Sempre che qualcuno di voi non si faccia vivo per riflettere con me sulla Cosa.

lunedì 24 maggio 2010

La lunga marcia della Chiesa

Il 22 maggio, a 537 anni dalla nascita di Niccolò Copernico la Chiesa (polacca, ma non solo) ha concesso finalmente un'onorata sepoltura al padre moderno dell'eliocentrismo.

Durante una solenne cerimonia, che comprendeva anche un corteo funebre attraverso la città di Frombork (50 km ad est di Danzica), alla presenza del primate di Polonia - arcivescovo Jozef Kowalczyk - la bara con i resti del grande astronomo è stata tumulata nella basilica di cui Copernico fu anche canonico, basilica nei pressi della quale era stata trovata nel 2005, in una tomba priva di ogni iscrizione (cfr. Corriere Sera, 23.5.2010).

La certa identificazione dei resti era stata resa possibile dall' analisi del DNA di un capello trovato all'interno di un libro che l'astronomo consultava spesso (conservato ora ad Uppsale, Svezia).

Come si vede, dopo le scuse a Galileo (quattro secoli) sono ora arrivate anche le onorate esequie a Copernico (quattro secoli e mezzo dalla morte). Anche se sembra fermo, il cattolicesimo in realtà si muove: eppur si muove!! Continua dunque la lunga marcia della Chiesa al superamento delle ostilità verso gli eliocentristi di tutti i tempi e fors'anche alla riscoperta e al recupero delle proprie radici astronomiche. Lunga marcia che avrà una tappa intermedia, nei tempi brevi, forse proprio con quell'innalzamento della statua a Galileo Galilei nei giardini vaticani di cui si diceva/vociferava lo scorso anno.

Penso che anche sui tempi lunghi nell'insieme possiamo essere ottimisti. Non solo verrà il giorno in cui un papa chiederà scusa anche ad/per Ipazia, ma fors' anche quello in cui la Chiesa riconoscerà apertamente quanto di astroNomico fa parte delle proprie radici ed ammetterà come e quanto esso sia stato trasposto nelle immagini e nei dogmi della fede cristiana.

mercoledì 12 maggio 2010

Altri elementi per una storia dell' essere: i presentimenti e le avvisaglie

Che l'anno che stava per arrivare (1981) sarebbe stato un anno particolare e che non avrebbe portato nulla di buono Giovanni Paolo II lo presentiva in qualche modo già verso la fine del 1980.
Come riportò la rivista Vox Fidei (n. 10-1981), durante il viaggio in Germania dal 15 al 19 novembre 1980, un giorno a Fulda un gruppo di fedeli gli pose alcune domande sul cosiddetto 3° segreto di Fatima e sul prossimo futuro della Chiesa. Al che il papa rispose tra l'altro:

"Dobbiamo ben essere pronti a vicine grandi prove, che potranno richiedere anche il sacrificio della nostra vita e la nostra totale donazione a Cristo e per Cristo... Le prove potranno essere ridotte con la vostra e la nostra preghiera, ma non possono (più) essere evitate, perchè un vero rinnova-
mento nella Chiesa potrà avvenire solo in questo modo ... come già tante volte la Chiesa rinacque nel sangue. Non sarà differente neppure questa volta. Siamo forti e prepariamoci, confidando in Cristo e nella sua Madre. Preghiamo molto, e spesso, il Santo Rosario."

Il 20 aprile 1981 poi - leggo dal volume Anatomia di un attentato di C. Sterling, ed. Sugarco, 1984 - un generale ed un colonnello dello SDECE, il servizio segreto francese, si erano recati in Vati-
cano per avvisare di un probabile imminente attentato alla vita del pontefice. Tanto la cosa era stata presa sul serio che una settimana prima dell'attentato (quindi verso il 5-6 maggio) Giovanni Paolo II, parlando alle sorprese Guardie svizzere, aveva detto: "Preghiamo affinchè il Signore tenga la violenza e il fanatismo lontani dalle mura del Vaticano" (op. cit., p. 17 e p. 283).

Come si vede, in qualche modo i tempi erano ormai maturi .. die Zeitigung der Zeit war so weit. Ed ecco, infatti, che mercoledi pomeriggio 13 maggio 1981 - non solo in coincidenza con la ricorrenza della prima apparizione di Fatima, ma anche in un momento astronomicamente significativo (cfr. post precedente) - Alì Agca è presente lì in Piazza S. Pietro, pronto a far fuoco sul papa polacco.

lunedì 10 maggio 2010

Elementi per una storia dell'essere: l'attentato a Giovanni Paolo II

In un post pubblicato il 19 gennaio di quest'anno, quando il turco Alì Agca - attentatore nel 1981 alla vita di papa Giovanni Paolo II - venne rimesso in libertà nel suo paese, scrissi che secondo me quel fatto era suscettibile anche di una interpretazione nel quadro della storia dell'essere, ovvero -per dirla alla Heidegger - einer seinsgeschichtlichen Interpretation.

Avvicinandosi ora il 29-esimo anniversario dell'attentato, mentre il papa Benedetto XVI si accinge a partire per Fatima, città portoghese in qualche modo legata all'attentato stesso, mi corre l'obbligo di precisare un po' meglio quel che volevo dire parlando di "metafisica dell'attentato del 1981 a Giovanni Paolo II".

Ecco.. ripensavo al fatto che, come si vede bene dai grafici ora presenti qui sopra, dietro al titolo, quell'attentato ebbe luogo (13 maggio 1981) oltre che nella ricorrenza della prima apparizione di Fatima (13 maggio 1917) anche proprio nel bel mezzo di una congiunzione Giove-Saturno tripla, quella del 1981, avvenuta a circa quarant'anni dall'altra G-S tripla (1940-41) del XX secolo.

Dopo aver superato Saturno in longitudine al 31.12.1980 ed essere stato alla sua sinistra (cioè verso est) per poco più di due mesi, Giove tornò alla destra di suo 'padre' Saturno il 5 marzo del 1981, quandò già da diverso tempo il ventitreenne Alì Agca girava per l'Europa, muovendosi come una trottola tra varie città italiane, Budapest, Vienna, Zurigo, ... Il 24 o 25 aprile poi, il giovane turco se ne andò - turista in un gruppo di turisti - con un volo charter per due settimane a Palma di Maiorca.

Interessante è quel che Agca racconta su questi giorni di riflessione e meditazione nel cap. XIV (pp. 139-145) del suo primo libro di memorie ("La mia verità", pubblicato nel 1996 dalla Newton Compton). Trascrivo da pagina 142:

"I momenti più importanti erano quelli della notte. Quasi ogni notte andavo a meditare in un posto particolare, lontano circa cento metri dall' Hotel Flamboyan, un posto sul mare, solitario, dove c'era una scalinata con una ringhiera. Era una bella scoperta per un lupo solitario come me. Dopo cena andavo ad affacciarmi alla ringhiera per meditare davanti a Dio, davanti alla mia coscienza, uomo solo sotto il cielo limpido, sopra il mare indifferente. 'Devi meditare in mezzo alla natura', mi dicevo, 'e decidere cosa fare' ".

Io naturalmente non so se il giovane Alì osservasse qualcosa di particolare nel limpido cielo notturno di Maiorca dei primi di maggio di 29 anni fa. E' un fatto però, un fatto verificabile da chiunque, che in quelle sere e notti gli scorrevano davanti agli occhi - sorgendo di sera ad est e tramontando verso mattina ad ovest - Giove e Saturno congiunti a circa 2,5° di distanza angolare (si veda il grafico in corrispondenza del tratteggio verticale).

Ammesso che dovesse ancora decidere cosa fare, sappiamo che decise di procedere. Tornato a Milano il 9 maggio e fatto ancora qualche altro giro, all'alba del 13 maggio si sveglia a Roma ... Ma sentiamo lui, pag. 152 delle memorie: ".. E' forse l'ultimo giorno della mia vita: occorre essere puliti e ordinati, nel corpo come nel cuore. Faccio alcuni minuti di ginnastica, poi una doccia. All'alba del 13 maggio 1981 penso anche al futuro universale. Per circa dieci minuti m'inginocchio davanti a Dio Eterno Onnipotente, Dio unico e unito eternamente, Dio creatore e possessore e dominatore assoluto dell'universo, tempo spazio e materia, e prego per la prima volta dopo anni di laicismo e vagabondaggio. .."

Così prepa
ratosi, nel pome-
riggio del 13 maggio Alì Agca era in Piazza S. Pietro ove si teneva la solita udienza del mercoledì. Al primo giro della allora-non-blindata papamobile (ma lui dice di non sapere che ve ne sarebbe stato un secondo) Giovanni Paolo II gli si presenta di spalle, così lui decide di no sparare: "E' grave sparare ad una persona alle spalle. Non posso farlo" (p. 156).

Quando già temeva di avere perso l'appuntamento con la storia, la macchina papale inizia un secondo giro e di nuovo il papa viene verso di lui. Ora è il momento e, dopo qualche esitazione, Alì espode i due colpi che passeranno alla storia: "Sparo due colpi. Un proiettile entra nel corpo del papa, un proiettile gli sfiora la mano. Il resto è storia." (p. 157)

Sì, il resto è storia che ormai tutti cono-

sciamo. Dopo aver subito una prima ed una seconda opera-

zione al Policlinico Gemelli dell'Università Cattolica di Roma ed essere stato in pericolo di vita più volte, Giovanni Paolo II tornò definitivamente in Vaticano il 14 agosto 1981.



Erano passate in quel momento giusto tre settimane da quando si era conclusa, con il ritorno di Giove a sinistra di Saturno (24 luglio 1981), la congiunzione G-S tripla di quell'anno memorabile.

Ecco perchè io vedo l'evento dell'atten-

tato a GPII significa-

tivamente

inserito nella storia dell'essere.



venerdì 7 maggio 2010

Sarei stato a New York oggi ...

... se la mia relazione De Seyn, deciphering Heidegger's works and philosophy at the light of the Phenomenology and Temporality of the Jupiter-Saturn conjunctions fosse stata inserita nel programma del 44° Annual Meeting dell' Heidegger Circle degli Stati Uniti, in programma oggi, domani e dopodomani 9 maggio alla Stony Brook University di Manhattan.

Purtroppo però coloro che hanno fanno la 'blind review' del mio articolo (quello in 11 pagine che ho pubblicato su questo blog il 31 marzo u.s.) oppure gli organizzatori dell'università newyorkese sede dell'incontro non hanno avuto abbastanza coraggio per accettarlo, anche se la motivazione ufficiale del mancato inserimento è stata che vi è stata quest'anno una massiccia risposta al Call for papers e che, fra tante relazioni - tutte valide - presentate, alcune hanno dovuto essere sacrificate per il limitato tempo complessivo del convegno (due giorni e mezzo).

Sia come sia, ho pensato che quei 2300-2500 euro che avrei speso da solo negli States ora è meglio ch'io li spenda questa estate con la famiglia in giro nella Germania meridionale, tra Messkirch e Freiburg i.B., per calarmi ancora meglio nella personalità e nell'ambiente di Heidegger, ambiente che per altro un po' già conosco per aver vissuto tre anni - tanti anni fa - sulla sponda tedesca del Bodensee, il lago di Costanza.

Paolo e la donna che insegna

Rivisto con un amico il film sull'astronoma e filosofa Ipazia, uccisa ad Alessandria d'Egitto nella primavera del 415 da fanatici integralisti cristiani, ho memorizzato il riferimento alla Lettera di s. Paolo che il regista fa citare in una predica al vescovo Cirillo nel momento del suo massimo conflitto con Oreste, il prefetto imperiale della città, ex-allievo e devoto di Ipazia, e - arrivato a casa - sono andato a rileggermi quel passo della prima lettera a Timoteo (1Tim, 8-13).

Vi si legge:
"Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando delle mani pure, senza ira né contese.
Parimenti voglio che le donne vestano con decorosa decenza, adorne di pudore e di verecondia, non di trecce, di oro, di perle o di vesti sontuose, ma di opere buone, come si addice a donne che professano la religione.
La donna impari in silenzio, con piena sotto-
missione. Non permetto che la donna insegni, né che domini sull'uomo, ma che se ne stia in silenzio. Adamo infatti è stato formato per primo, poi Eva."

Quest'ultimo passo, come si vede, sembra scritto proprio su misura per Ipazia e sulle sue attività e relazioni. Si comprende benissimo come questo e passi simili delle Epistole di s. Paolo possano essere stati recepiti dai grezzi e fondamentalisti parabalani seguaci del futuro Doctor Incarnationis Cirillo proprio come aperta istigazione a mettere una volta per tutte a tacere quell'ormai scomodissima testimone di un'epoca colta, pluralista e tollerante, anche se forse un po' meno soccorrevole e caritatevole della nuova, che permetteva anche alle donne lo studio e l'insegnamento.