sabato 26 febbraio 2011

Dell'imprevedibilità delle congiunzioni G-S multiple (come lo dice Heidegger e come l'ho detto io)

Stamattina, mettendo per un po' da parte Astra Caesarum di Patrizio Domenicucci (ed. ETS, Pisa 1996), sono andato a rileggermi La Cosa, il testo della conferenza che Heidegger tenne il 6 giugno 1950 all'Accademia di Belle Arti della Baviera.

Ogni tanto, mentre rileggevo questo testo, così fortemente ermetico ed iniziatico, mi  chiedevo con che spirito Heidegger poteva - con quel linguaggio - trattare simili tematiche in un'accademia di belle arti, mentre la Germania era ancora un immenso campo di rovine, occupato da ben quattro eserciti vincitori (quelli inglese, sovietico, francese ed americano): conseguenze molto pratiche di metafisiche illusioni e propositi.

Chi mi segue su questo blog con qualche continuità sa qual è il fondamento del nuovo paradigma ermeneutico storico-filosofico ch'io vado proponendo e sa quindi che l'ente metafisico, oggetto da millenni di trascendentali speculazioni filosofiche e religiose, è - secondo me - un ente binario, composto: la congiunzione Giove-Saturno, con le sue diverse modalità di occorrenza. E' questo il motivo per cui io penso che anche il testo della heideggeriana La cosa  vada decrittato secondo il nuovo paradigma.

Pur non volendo ora fare l'esegesi riga per riga del testo citato, volevo riportare qui due brani - in sequenza uno di Heidegger ed uno mio - sulla imprevedibilità delle congiunzioni G-S multiple (quelle allegorizzate secondo la mia scoperta, cfr. posters di Liverpool, nell'immagine della fenice). Quello di Heidegger va letto tenendo conto che - secondo me - il mondo (die Welt) di cui lui parla è quello che si estende fino ai limiti del visibile e che comprende Sole-Terra-Giove-Saturno, che sono appunto i Quattro di cui così diffusamente si parla ne La cosa.

Dice dunque Heidegger [La cosa in Saggi e discorsi, Mursia 1976, pp. 119-120]: "Il facente-avvenire-traspropriante gioco di specchi della semplicità di terra e cielo, divini e mortali, noi lo chiamiamo il mondo. Il mondo è (west), in quanto mondeggia. Ciò vuol dire che il mondeggiare del mondo non è spiegabile in base ad altro né fondabile su altro. Questa impossibilità non dipende dal fatto che il nostro pensiero di uomini sia incapace di una tale spiegazione e fondazione. Invece, l'inspiegabilità e infondabilità del mondeggiare del mondo [enfasi mia] risiede nel fatto che cose come cause e ragioni fondanti restano inadeguate al mondeggiare del mondo. Appena la conoscenza umana esige una spiegazione in questo campo, essa non si innalza oltre l'essenza del mondo, ma invece ricade al disotto del modo di essere (Wesen) del mondo. La volontà di spiegazione che l'uomo ha non arriva in generale al semplice della semplicità del mondeggiare. I Quattro, di per sé uniti, sono già irrigiditi nella loro essenza quando li si rappresenta come realtà separate che devono essere fondate e spiegate l'una in base all'altra.

Come implicitamente già detto, il 'mondeggiare del mondo' di questo brano è secondo me quella particolare e algoritmicamente imprevedibile disposizione dei Quattro (Sole-Terra-Giove-Saturno) che dà luogo, evento raro, ad una congiunzione G-S fenomenicamente multipla, cioè che vista da Terra appare tripla o doppia.

A proposito di questo raro fenomeno scrivevo io undici anni fa nell'Appendice V (Dinamica e periodi delle congiunzioni G-S triple e doppie, quelle che durano quanto una gravidanza) del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana (p. 367): "Già il modello semplificato, ad orbite di rivoluzione circolari, evidenza dunque la mancanza di una prevedibilità algoritmica - a lungo termine - dell'intervallo di ripetizione  degli allineamenti eliocentrici Terra-Giove-Saturno e del connesso fenomeno delle congiunzioni Giove-Saturno geocentriche triple[20]"
Ancora, nota 20: "E' probabile che la pur limitata eccentricità delle orbite di rivoluzione di Terra, Giove e Saturno, come pure le posizioni relative di queste e le effettive condizioni di moto dei singoli pianeti, contribuiscano ulteriormente all'imprevedibilità algoritmica di lungo termine degli intervalli di ripetizione degli allineamenti eliocentrici Terra-Giove-Saturno."

E' proprio a causa della loro rarità e imprevedibilità che queste congiunzioni G-S, simbolo di celeste benevolenza e di interruzione del comune e corrente fluire del tempo, erano attese nel mondo antico con particolare ansia, come segno di benedizione e di generale rinnovamento. Come e quanto tutto ciò sia tragicamente mutato al tempo di Heidegger in parte l'ho già accennato, in parte lo vedremo meglio in seguito.

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