mercoledì 19 dicembre 2012

Concordo con Daniélou e Jaeger sulla datazione della 'Vita di Mosè' di Gregorio di Nissa

.Prima di iniziare a parlare, anzi a scrivere, della cosiddetta 'stella di Betlemme' (cioè della congiunzione Giove-Saturno del 7 aC nei Pesci), a mo' di parentesi volevo scrivere qualcosa sulla datazione di una delle opere di Gregorio di Nissa, La vita di Mosèlibro del quale ho acquistato qualche giorno fa una copia (in ottimo stato) su una bancarella per pochi spiccioli (immagine qui a sinistra).

Leggo nell'Introduzione del curatore, Manlio Simonetti, che non è ancora risolto il problema della datazione di questo testo teologico, questione che "si ripercuote sul significato stesso da attribuire a quest'opera di Gregorio nel contesto più generale della sua attività letteraria, e perciò sul modo in cui noi possiamo ricostruire lo sviluppo e la maturazione del suo pensiero." Vi sono al riguardo, apprendo, due scuole di pensiero: quella di Daniélou e Jaeger che ne fissano la stesura "a qualche anno dopo il 390" e quella di Heine secondo cui il vescovo di Nissa scrisse quest'opera circa dieci anni prima, tra il 380 ed il 384. Il curatore dell'edizione Valla-Mondadori è propenso a fissare la composizione dell'opera "intorno al 390".

Secondo me, la data di stesura di quest'opera è l'anno 392, per il motivo principale che proprio in quell'anno (cfr. grafici qui sotto a destra) si ebbe una ripetizione del fenomeno astronomico delle congiunzioni tra Giove e Saturno, considerato _vera e propria teofania nella religione mosaica_ dopo il rientro in Palestina da Babilonia, cioè all'epoca del Secondo tempio.

Come si vede dai grafici, il fenomeno avvenne nel 392 (il 3 ottobre nella costellazione della Vergine) nella forma visibile da Terra come congiunzione singola (o di tipo unicorno) perfettamente simmetrica, il che significa che Giove supera Saturno durante il giorno e proprio nelle ore centrali del giorno, rimanendo il fenomeno invisibile all'occhio fisico, corporeo, per la grandissima potenza luminosa del sole. In altre parole i due pianeti sono si allineati, ma si trovano sulla retta che unisce osservatore e sole, e dietro di questo.

Alle pagine 19-20 del volume, scrive Gregorio ricostruendo la cd vita di Mosè: "20. Trascorso un certo tempo in questo modo di vita - racconta la storia - (Mosè) ebbe una meravigliosa apparizione divina: in pieno mezzogiorno un'altra luce, più forte di quella del sole, lampeggiò ai suoi occhi ed egli, stupito per l'inconsueto spettacolo, alzò lo sguardo verso il monte e vide un cespuglio da cui scaturiva luce come fuoco, mentre i rami crescevano alimentati dalla fiamma ...".

Secondo me, fu proprio l'approssimarsi di questo fenomeno e poi il suo culminare ai primi di ottobre del 392 (ottant'anni dopo Ponte Milvio e mentre il cristianesimo veniva proclamato unica religione dell'impero romano) a spingere Gregorio di Nissa a scrivere la sua Vita di Mosè, dandone un'interpretazione allegorica piuttosto trasparente ancorchè opportunamente criptica.
Con il che si è dimostrata una volta di più l'efficacia della nuova ermeneutica, da qualcuno già indicata come l' ermeneutica di Giuseppe.

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