martedì 24 luglio 2012

Non so se e quanto Borges aveva capito ...

Come avrò sicuramente già detto, uno dei più gustosi passatempi del periodo estivo è per me quello di cercare libri interessanti sulle bancarelle dell'usato. E' così che l'altroieri, dopo una rapida sfogliata, sono venuto in possesso - per la modica somma di 2 euro - di un libricino dell'Einaudi  (ed. 1998) di Jorge Luis Borges dal titolo Manuale di zoologia fantastica, un 'bestiario' di animali fantastici ove tra l'altro si parla - naturalmente - anche di fenice e di unicorno.
Curioso di vedere cosa il famoso scrittore argentino scriveva sui due mitici animali, che io interpreto come allegorie di precisi fatti astronomici (i due fondamentali modi delle congiunzioni planetarie tra Giove e Saturno), ho trovato a pag. 64 un capitoletto intitolato La fenice, a pag. 67 uno dal titolo La fenice cinese, a pag. 140 uno dal titolo L'unicorno e a pag. 142 L'unicorno cinese.

Mentre il primo e il terzo degli articoli riportano notizie piuttosto tradizionali, quello dedicato alla fenice in Cina mi ha intrigato di più per un brano - ove si cita anche l'imperatore Yao Di (24° sec. aC) - che mi ha dato da pensare e da fare qualche calcolo e qualche verifica con il mio programma planetario. Ma di ciò e degli interessanti risultati trovati vi parlerò prossimamente. Ho intanto, proprio stasera, scoperto che J.L. Borges ha scritto nel 1952 anche un breve racconto dal titolo La setta della fenice, pubblicato nell'edizione 1956 delle sue Ficciones (Finzioni, Adelphi ed.), che ovviamente dovrò leggere quanto prima.

giovedì 5 luglio 2012

La congiunzione Giove-Saturno tripla del 1305 - 1306 è fondamentale per capire a fondo Dante ...

... spiegavo qualche sera fa ad un giovane dantista del quale avevo appena ascoltato una conferenza sul XVII canto del Paradiso. Aiutato da due belle ragazze, una delle quali aveva fatto un inquadramento storico-filosofico del periodo e l'altra la lettura del canto, questo giovane aveva commentato terzina per terzina tutto il canto, con molte citazioni anche dalle altre cantiche e molti riferimenti sia storici che biografici.
Gli spiegavo l'ipotesi da me fatta (della quale ho parlato/scritto anche su vari forum da alcuni anni in qua) che fu - molto probabilmente - proprio l'inatteso arrivo di questa congiunzione Giove-Saturno tripla, chiaramente visibile nel cielo notturno dai primi di dicembre del 1305 fino all'agosto 1306, a causare l'interruzione nella stesura del Convivio e del De vulgari eloquentia e a funzionare per Dante, come per tanti prima di lui, come chiamata della divinità all'assolvimento di una missione messianico-profetica.  E' infatti proprio questo il periodo in cui la critica letteraria colloca il concepimento della Comoedia e l'inizio della stesura dell' Inferno, la prima delle tre cantiche.
I tre allineamenti planetari di questo tipo di congiunzione G-S si ebbero (cfr. grafici qui a destra) nella costellazione della Bilancia il primo proprio la sera/notte di Natale del 1305 (con un angolo residuo, minimo, di separazione tra Giove e Saturno di 1° 11' 41"), il secondo - quello con entrambi i pianeti in fase di moto retrogrado - il 20 aprile 1306 (con angolo di separazione 1° 15' 47"), il terzo ed ultimo, con i pianeti di nuovo in fase di moto progressivo, il 19 luglio dello stesso 1306.
La rara e particolare congiunzione capitò dunque negli anni nei quali Dante, in esilio da Firenze già da tempo, girava come una trottola da una corte all'altra dell'Italia centro-settentrionale. Dovrebbe averla osservata da varie città del Veneto: Treviso (dove fu ospite fino all'estate 1306 di Gherardo da Camino), da Padova (probabilmente insieme a Giotto, con il quale comunque - a parer mio - sicuramente ne parlò), da Venezia.

Il fenomeno volgeva invece già al termine nell'ottobre 1306, quando Dante passò in Lunigiana, all'ospitalità dei conti Malaspina ed era completamente finito nel 1307, quando Dante fu in Casentino ospite di Guido di Battifolle. Tracce evidentissime del duraturo sconvolgimento emotivo provato da Dante all'assistere al fenomeno celeste della tripla congiunzione G-S e al ripensare ad esso si trovano a parer mio nell' Epistola a Moroello Malaspina (Epistola IV) e nella 'canzone montanina', composizioni sulle quali ho letto di recente un interessante articolo di E. Fenzi (pubblicato sulla rivista Tenzone n. 4, 2003). Dirò al riguardo e per inciso che - secondo me - la presentis oraculi seriem di cui Dante scrive nella lettera a Moroello va tradotto 'la serie (di allineamenti) della presente congiunzione', proprio quelli che ho descritto io sopra, verificatisi il 25 dicembre 1305 ed il  20 aprile e 19 luglio del 1306. L'incognito oraculum è insomma proprio la congiunzione Giove-Saturno del 1305-1306.
Dirò per concludere - vista anche l'ora tarda - che la portata esplicativa in letteratura del fenomeno astroNomico indicato è enorme, secondo me. Non solo per capire meglio e definitivamente Dante, ma anche Cino da Pistoia e tutti gli altri stilnovisti. Nonchè il Petrarca. E scusate se è poco.
Ricordo infine a tutti i miei lettori, ma in particolare ai dantisti professionali, che sulle tematiche di questo articolo ne scrissi un altro su questo blog già tre anni fa, il 19 giugno 2009, dal titolo Dante e la fenice (Dante and the Phoenix) che possono ritrovare cliccando sulle opportune etichette/labels a lato. Per trovare invece i miei interventi più 'vecchi' sul ruolo delle congiunzioni G-S nella vita e nei lavori di Dante ricercate con Google e/o nei Google-groups usando delle combinazioni tra le seguenti parole-chiave: Dante, congiunzioni, (De) Cesaris, 1305, keybooks, Giove-Saturno, 1306, fenice, phoenix.