mercoledì 4 settembre 2013

Wer achtet SEIN? Ecco la mia traduzione della poesia "AUF EINE LAMPE" di Eduard Moerike (1804-75)

 
Vi è nella letteratura tedesca una poesia dello svevo Eduard Moerike (1804-1875) famosa per essere stata al centro di una famosa controversia relativamente all'interpretazione di un verbo ('scheint') del suo ultimo verso. A questo dibattito hanno partecipato dapprima Heidegger ed il grande filologo svizzero Emil Staiger (1908-87), poi il filologo romanzo austriaco Leo Spitzer (1887-1960) ed altri.
 
Poiché ho visto che su questa famosa lampada è previsto un intervento anche al prossimo convegno congiunto della Heidegger-Gesellschaft e della Hoelderlin-Gesellschaft in programma a Tubinga in novembre e poiché credo di sapere bene di quale lampada Moerike parli nella sua poesia,ho voluto cimentarmi anch'io nella traduzione in italiano della stessa. Vediamo prima il testo tedesco poi direttamente la mia traduzione. 
Auf eine Lampe
Noch unverrueckt, o schoene Lampe, schmueckest du,
An leichten Ketten zierlich aufgehangen hier,
Die Decke des nun fast vergessnen Lustgemachs.
Auf deiner weissen Marmorschale, deren Rand
Der Efeukranz von goldengruenem Erz umflicht,
Schlingt froelich eine Kinderschar den Ringelreih'n.
Wie reizend alles! lachend, und ein sanfter Geist
Des Ernstes doch ergossen um die ganze Form-
Ein Kunstgebild der echten Art. Wer achtet sein? 
Was aber schoen ist, selig scheint es in ihm selbst.


Grafici rel. alla cong. Giove-Saturno del 1841-1842
nella costellazione del Sagittario


 
Ad una lampada
Di nuovo regolarmente, o bella lampada, orni tu
- ad essa esilmente appesa con leggere catene -
la volta dell'affascinante sala ora quasi dimenticata.
Sul tuo bianco marmoreo paralume, il cui bordo
la corona d'edera decora di metallo verde-oro,
allegramente un gruppo di bambini avviluppa il girotondo.
Che attraente il tutto! ridente, e tuttavia un mite spirito
di solennità promana dall'intera forma-
Un'autentica opera d'arte. Chi bada all'essere?
Ma ciò che è bello ri-splende beato in sé stesso. 
 
 Poiché ogni traduzione è inevitabilmente anche un'interpretazione, affermo esplicitamente che di questa poesia io do una seinsgeschichtliche Interpretation , in accordo con la tacita interpretazione di Heidegger, e preciso inoltre che Moerike deve averla scritta poco prima dei suoi quarant'anni - d'intesa o su sollecitazione/ispirazione del vecchio Hoelderlin/ Scardanelli, ormai prossimo alla fine (7 giugno 1843). La lampada di cui Moerike parla in questa poesia è la congiunzione Giove-Saturno che avvenne a cavallo degli anni 1841-1842 nella costellazione del Sagittario (cfr. grafici sovrastanti). Nella storia dell'essere, questa congiunzione del 1842 da oggi potremmo anche chiamarla lampada di Scardanelli oppure lampada di Moerike.


Nessun commento:

Posta un commento