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Giglio Farnese |
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Vergine con liocorno Domenichino 1506 Pal. Farnese, Roma |
Essi sono:
- un affresco del Domenichino nella galleria Carracci a Palazzo Farnese di Roma (l'attuale Ambasciata di Francia);
- un altro affresco nella Stanza del Perseo, appartamento di Paolo III a Castel S.Angelo;
- un dipinto nella stessa Stanza, attribuito a Luca Longhi (prima metà XVI sec.).
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Dama con liocorno Luca Longhi, ca. 1520 Sala Perseo, Castel S.Angelo |
Come è riportato nel sito citato, "Giulia si identificava nell'emblema di famiglia tanto da far inserire gli unicorni
nell'iconografia degli affreschi dapprima nel castello Orsini di Bassanello (Vasanello) e successivamente nella sua residenza di Carbognano". "Quando i Borgia caddero in disgrazia dopo la morte di papa Alessandro VI (agosto 1503), [infatti] Giulia che era rimasta vedova nel 1500, aveva già da molto tempo un'altra vita nel suo castello di Carbognano."
Per concludere, direi che questa insistita ricorrenza iconografica dell'unicorno (del monokeros) nelle decorazioni della rampante famiglia laziale dei Farnese conferma - se ve ne fosse ancora bisogno - che l'immagine del mitico animale è fondamentale (insieme a quella della fenice, phoenix) in tutto quanto ruota intorno alla storia palese e segreta del cristianesimo e della Chiesa.
Ironia della storia per la famiglia Farnese fu che il Concilio di Trento (1545-1563), convocato proprio da Paolo III ma durato ben oltre la sua morte (1549), proibirà [dopo la pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico] l'impiego della figura dell'unicorno nelle immagini sacre.
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