mercoledì 29 dicembre 2021

Il NOUMENO delle "TRE DONNE" di DANTE del 1306 (Elementi della SEINsGESCHICHTE letteraria)

Nella congiunzione Giove-Saturno tripla del 1305-1306
Giove si allineò _eliocentricamente_ con Saturno e lo
superò il 2 aprile 1306 ad una longitudine di 208°28',
cioè nella costellazione della Bilancia
Alla congiunzione Giove-Saturno tripla del 1305-1306, fenomeno che Dante aspettava già da circa vent'anni [com'egli dice chiaramente nel capitolo XLII di chiusura della Vita nova] e che celebrerà durante il suo verificarsi o subito dopo, 1306, con la canzone Tre donne intorno al cor mi son venute, corrisponde dal punto di vista eliocentrico il noumeno illustrato con il grafico qui sopra. 

In esso si vede in ottica eliocentrica la filosofica Unbekannte X (con le rette di variazione longitudine vs tempo sia per Giove che per Saturno) e - linea rossa - la 'distanza' angolare in modulo tra i due pianeti, con un minimo di 1°15'01" alla data del 2 Aprile 1306.
*     *     *
Preciso ai lettori, ma soprattutto ai giovani ricercatori, che mi leggono che la terminologia di questo sintetico articolo non è affatto casuale, ma pensata e voluta.

lunedì 6 dicembre 2021

L' ATTESA DI DANTE DOPO LA CONGIUNZIONE G-S 1286 COME QUELLA DI HEIDEGGER DOPO LA CONG. G-S 1921


 Qualcuno di voi, miei attenti lettori, si chiederà il perché dello strano titolo di questo articolo e perché io stia coltivando ora un contemporaneo interesse sia per Dante che per Heidegger, tanto da aver ordinato di recente entrambi i volumi che vedete qui a sinistra, e cioè 1) Vite nuove, biografia e autobiografia di Dante di Elisa Brilli, Giuliano Milani e 2) Vorlaeufiges I-IV il volume GA102 della GesamtAusgabe di Martin Heidegger.

La risposta è presto detta: perché a questo punto dei miei studi io penso che Dante e Heidegger abbiano avuto la stessa Grunderfahrung, la stessa esperienza fondamentale consistente nella visione personale, diretta di una congiunzione Giove-Saturno singola, Dante quella del 1° gennaio 1286, Heidegger quella del 10 settembre 1921. La stessa visione di un fenomeno planetario che, in base ai loro studi ed alle conoscenze maturate sino a quel momento (Dante circa ventenne, Heidegger trentaduenne), sapevano essere stato tanto basilare per la storia della filosofia e della teologia.

Dirò di più sulla base del mio seinsgeschichtliches Denken ed anche in considerazione del fatto che - come vari dantisti incominciano a notare, p.e. Stefano Carrai (nel suo purtroppo ora'non disponibile' Il primo libro di Dante) - vi è "un rapporto strettissimo che il testo [della Vita Nova] intrattiene con il grande poema della maturità [la Commedia] di cui costituisce l'antefatto e di cui pone le necessarie premesse sia sul piano narrativo sia su quello dottrinale, al punto da configurare un vero e proprio dittico, quasi che Vita nova e Commedia fossero state concepite come le due metà di una storia sola." 

Dirò dunque che, come Heidegger sapeva già nel 1921 del prossimo arrivo della congiunzione Giove-Saturno tripla del 1940-1941 (l' Ereignis da lui atteso tanto impazientemente), analogamente Dante sapeva già a conclusione della congiunzione G-S del 1286 ("Ita n'è Beatrice in l'alto cielo..", VN XXXI) o forse seppe qualche anno dopo (intorno al 1291) del prossimo ritorno della fenice-Beatrice per il 1305-1306, cioè di una congiunzione Giove-Saturno tripla, rara e messianica proprio come quella che si era avuta nell' anno della nascita/venuta di GeSù Cristo. E' proprio questa la "mirabile visione" di cui parla a conclusione della Vita nova [XLII] , brano che voglio riportare integralmente:

"Appresso questo sonetto [Oltre la spera che più larga gira] apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna. E poi piaccia a colui che è sire de la cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria de la sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, la quale gloriosamente mira ne la faccia di colui qui est per omnia secula benedictus."