Qualcuno di voi, miei attenti lettori, si chiederà il perché dello strano titolo di questo articolo e perché io stia coltivando ora un contemporaneo interesse sia per Dante che per Heidegger, tanto da aver ordinato di recente entrambi i volumi che vedete qui a sinistra, e cioè 1) Vite nuove, biografia e autobiografia di Dante di Elisa Brilli, Giuliano Milani e 2) Vorlaeufiges I-IV il volume GA102 della GesamtAusgabe di Martin Heidegger.
La risposta è presto detta: perché a questo punto dei miei studi io penso che Dante e Heidegger abbiano avuto la stessa Grunderfahrung, la stessa esperienza fondamentale consistente nella visione personale, diretta di una congiunzione Giove-Saturno singola, Dante quella del 1° gennaio 1286, Heidegger quella del 10 settembre 1921. La stessa visione di un fenomeno planetario che, in base ai loro studi ed alle conoscenze maturate sino a quel momento (Dante circa ventenne, Heidegger trentaduenne), sapevano essere stato tanto basilare per la storia della filosofia e della teologia.
Dirò di più sulla base del mio seinsgeschichtliches Denken ed anche in considerazione del fatto che - come vari dantisti incominciano a notare, p.e. Stefano Carrai (nel suo purtroppo ora'non disponibile' Il primo libro di Dante) - vi è "un rapporto strettissimo che il testo [della Vita Nova] intrattiene con il grande poema della maturità [la Commedia] di cui costituisce l'antefatto e di cui pone le necessarie premesse sia sul piano narrativo sia su quello dottrinale, al punto da configurare un vero e proprio dittico, quasi che Vita nova e Commedia fossero state concepite come le due metà di una storia sola."
Dirò dunque che, come Heidegger sapeva già nel 1921 del prossimo arrivo della congiunzione Giove-Saturno tripla del 1940-1941 (l' Ereignis da lui atteso tanto impazientemente), analogamente Dante sapeva già a conclusione della congiunzione G-S del 1286 ("Ita n'è Beatrice in l'alto cielo..", VN XXXI) o forse seppe qualche anno dopo (intorno al 1291) del prossimo ritorno della fenice-Beatrice per il 1305-1306, cioè di una congiunzione Giove-Saturno tripla, rara e messianica proprio come quella che si era avuta nell' anno della nascita/venuta di GeSù Cristo. E' proprio questa la "mirabile visione" di cui parla a conclusione della Vita nova [XLII] , brano che voglio riportare integralmente:
"Appresso questo sonetto [Oltre la spera che più larga gira] apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei. E di venire a ciò io studio quanto posso, sì com'ella sae veracemente. Sì che, se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna. E poi piaccia a colui che è sire de la cortesia, che la mia anima se ne possa gire a vedere la gloria de la sua donna, cioè di quella benedetta Beatrice, la quale gloriosamente mira ne la faccia di colui qui est per omnia secula benedictus."
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