giovedì 25 giugno 2009

Nacht, stillste Nacht

Da quanto son venuto dicendo sin qui, a molti (se non proprio a tutti) dei miei lettori dovrebbe ormai esser chiaro che le epifanie dell'Essere hanno in comune con le apparizioni della fenice il fatto che avvengono di notte, quando Giove e Saturno in congiunzione riflettono meglio i raggi del sole, situato in quelle ore alle spalle dell'osservatore. All'alba, quando sorge il sole, i due pianeti - situati a circa 180° da esso - tramontano, scendono al di sotto dell'orizzonte occidentale ed esseri notturni come la fenice e l'Essere svaniscono.

Stando così le cose relative alla visibilità, non poteva mancare
- ed infatti non manca - una lirica, una poesia dedicata da Heidegger alla notte particolare, alla notte magica, nella quale l'Essere si rivela al pensatore consapevole e importante, al 'wesentliche Denker'. E' la breve e bella poesia intitolata Nacht contenuta nella raccolta Winke (Cenni, ovviamente dell'Essere), pubblicata privatamente da Martin nel 1941, ma scritta molto probabilmente - mia datazione - verso o forse proprio il 20 ottobre 1940. Eccola:

Stillste reine
sternenreichen Nacht,
bring das Eine
mir,
was noch kaum in dir
je ein Denker
harrend ueberwacht:
die Ereignung
in den Tag des Seyns.
(GA 13, s. 29)

C'è in rete una traduzione italiana, ma non mi piace molto e dunque per il momento non la riporto. In un prossimo post magari proverò io stesso a tradurre Nacht. Voi conoscete qualche traduzione?

Nessun commento:

Posta un commento