

Come ho spiegato in un post precedente e come risulta chiaro anche dal secondo dei poster di Liverpool, questa situazione si verifica quando, al momento della congiunzione G-S eliocentrica, la Terra (con su noi, cioè gli osservatori terrestri) si trova - rispetto al Sole - esattamente dalla parte opposta dei due pianeti in congiunzione eliocentrica. In quel giorno e per pochissimi giorni la coppia dei pianeti 'congiunti' sorge di mattina ad est contemporaneamente al Sole ed attraversa di giorno la semi-volta celeste rimanendo però costantemente nascosta dietro al Sole, alla sua enorme potenza luminosa. Rimanendo cioè invisibile all'osservatore terrestre. Come ho scritto altrove, si ha una congiunzione G-S che c'è ma non si vede!
E' del tutto evidente che per chi conosce i dettagli astronomici della situazione ed è però portato a farli oggetto di speculazioni poetiche o metafisico-religiose il momento di massima .. solennità è quando il gruppo di corpi celesti Saturno-Giove-Sole passa sul meridiano del luogo dell'osservatore (cioè letteralmente sulla testa dell'osservatore), quindi a mezzogiorno.
Da quel poco che ho letto finora di lui, io penso che Nietsche sia stato del tutto consapevole della particolarità della situazione astronomica, del fenomeno che stava per verificarsi e che lui certamente osservò - nei periodi di visibilità lontani dal kairos - prima da Genova poi in agosto dall'Engadina.
Egli scrive infatti nel 1881: "Insaziabile come il fuoco ardo e consumo me stesso. Luce diviene quanto io abbraccio; resta carbone quanto io abbandono. Io sono fiamma ...".
Risulta inoltre appurato dai biografi che Nietzsche abbia in quel 1881 nuovamente intensificato le sue letture scientifico-naturali, oltre a stendere in tono profetico-visionario i primi appunti per Zarathustra e per L'eterno ritorno.
Penso, per concludere, che a questo punto anche i filologi ed i filosofi studiosi del periodo presocratico abbiano qualche elemento o strumento in più per incominciare finalmente a decrittare il "fuoco" eracliteo.
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