J. Beaufret (1907-1982), destinatario nel 1946 della Lettera sull'umanismo di Heidegger, divenuto nel corso di un trentennio l'interlocutore privilegiato del filosofo tedesco, ha saputo (dice la quarta pagina di copertina) "corrispondere - nel pensiero e nella parola, nei suoi scritti e nel suo insegnamento - al compito oggi più che mai urgente di preparare la possibilità di una comprensione vera, profonda e senza equivoco possibile - se non animata da palese malafede - della filosofia heideggeriana."
Bene, tutto ciò premesso, quel che da giorni volevo riportare qui - con qualche mia considerazione relativa - è una frase che mi ha colpito dell'intervistatore a Jean Beaufret, cioè di Frédérich de Towarnicki, il quale nella 'Premessa' al volume scrive (p. 11):
"Questo libro [Der Arbeiter di E. Juenger, 1932], allo stesso titolo de Gli dei della Grecia di Walter F. Otto, fu per Heidegger una rivelazione. Da quel momento il suo pensiero si trovò indirizzato verso l'analisi del mondo moderno, interpretato come compimento tecnico della metafisica cartesiana e post-cartesiana, al punto che il disascondimento tecnico dell'essente diviene la vera 'filosofia'
Ho messo in neretto l'ultima parte della frase di Towarnicki perchè, se il disvelamento, la messa in evidenza tecnica, la scoperta della dinamica dell'(ess)ente è divenuta veramente "la vera filosofia
Ripeto dunque quanto ho già detto altrove e cioè la mia sempre più ferma convinzione che il mio volume "Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana" con la sua parte relativa alla fenomenologia e temporalità delle congiunzioni G-S sia proprio il giusto complemento ad Essere e Tempo, quella seconda parte - specifica sull' Essere - che Heidegger non volle o non seppe scrivere, fermandosi nella prima parte alle problematiche esistenziali dell'Esserci.
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