martedì 13 ottobre 2009

Delle cose sensibili e di quelle intellegibili ovvero della carne e dello spirito

Questa sera vorrei comunicarvi delle riflessioni che faccio da così tanto tempo che le loro conclusioni sono ormai per me punti fermi e risultati acquisiti, consolidati semmai da letture recenti. E' utile che vi dica quali sono queste riflessioni e questi risultati, così che anche voi possiate giovarvene nelle vostre ricerche.

Dunque. Nella storia dello sviluppo delle capacità umane è venuto un momento in cui ci si è resi conto che la realtà effettiva non sempre coincideva o poteva coincidere con quanto si vedeva attraverso gli occhi o, più in generale, si percepiva attraverso i sensi. Ci si rese conto in altre parole che oltre ed al di là della realtà percettiva v'è spesso una realtà effettiva o strutturale diversa dalla prima e che dunque la sola apparenza talvolta inganna. Per giudicare completamente le cose, accanto e oltre agli occhi corporei, fisici, della carne, è dunque necessario avere anche una capacità di valutazione, di astrazione dal percepito, insomma un 'occhio' del pensiero, cioè dello spirito ovvero dell'intelletto.

Ora prima che vi dica a quando io colloco questo momento e a quale ambito cognitivo (che per altro avrete già intuito) vedo collegata questa peccaminosa scoperta, preciserò che su quanto di generale ho detto sopra, su quella duplicità mentale è naturalmente d'accordo anche Kant quando parla - nel suo modo 'neutro' e senza stare a precisare l'ambito del suo discorso - di cose sensibili e di cose intellegibili, ovvero di sensibilità ed intelletto.
Scrive infatti Heidegger in Kant e il problema della metafisica, p. 41 ed. Laterza:
"...Kant, sia nell'introduzione alla Critica della ragion pura, sia nella parte conclusiva, oltre ad enumerare semplicemente le due doti basilari, ne dà anche una caratterizzazione degna di nota: la sensibilita' e l'intelletto; mediante il primo gli oggetti ci sono dati, mentre mediante il secondo vengono pensati>>.

Ora, poichè io - diversamente da quanto Kant modestamente pensava (cioè che tutti gli uomini dopo di lui secondo i suoi dettami avrebbero ben limitato l'applicazione della loro ragione) - non penso affatto di limitare i campi di applicazione della mia ragion pura, passerò a parlarvi del tempo e dell'ambito nel quale sorse quella convinzione e fu fatta quella sensazionale scoperta sull'apparenza che inganna.
Secondo me, come avrete capito dalle immagini che ho messo a corredo del testo, l'ambito fu quello astroNomico ed il tempo fu il VI sec. a.C., l'epoca di Anassimandro, Ferecide, Anassimene, Pitagora, .. , epoca che a parer mio rappresenta il vero periodo assiale dell'umanità.
La scoperta peccaminosa consistette in questo, che osservando bene i pianeti, annotandone la posizione sera dopo sera, per mesi, ci si accorse che essi - invece di muoversi su un determinato sfondo stellare ordinatamente da ovest verso est - ogni tanto esibivano degli strani comportamenti di ritorno all'indietro, verso ovest (cioè verso destra per osservatori del nostro emisfero), talvolta addirittura formando un cappio, come quello riportato nella seconda foto qui a sinistra. Quel cappio che, diversi secoli dopo, s. Paolo chiamerà "il laccio del Maligno" (2Tim 2, 26).
All'inizio del V secolo a.C., cioè al tempo della giovinezza di Parmenide, già ci si interrogava dunque in Grecia su quale realtà strutturale, su quale aletheia poteva rendere conto di e spiegare gli strani fenomeni osservati (doxa) nella cinetica planetaria (cfr. immagini).
V'è da dire, comunque, che i greci non furono i primi a porsi questo genere di domande, perchè molto probabilmente prima di loro se l'erano già poste egizi, indo-iranici e forse cinesi. Come attesta la provenienza da queste aree culturali dei miti della fenice e dell'unicorno.
Ma su queste questioni, sulle implicazioni e significati astroNomici della fenice e dell'unicorno (che non conosce moto retrogrado), sull'astronomia nell'Antico e nel Nuovo Testamento (es. Figlio dell'uomo, dialogo notturno Gesù-Nicodemo del vangelo di Giovanni, alcuni contenuti delle lettere di s. Paolo, ..) torneremo nei prossimi messaggi.

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