venerdì 9 ottobre 2009

Esserci e kairos in Heidegger

Leggendo il dibattito di Davos del marzo 1929 tra E. Cassirer e M. Heidegger sull'interpre-
tazione di Kant (cfr. App. II in Kant e il problema della meta-
fisica di Heidegger, Laterza ed.), ho trovato un brano molto interessante del filosofo della Foresta nera, che chiari-
sce bene come a lui fosse mol-
to presente, e per lui impor-
tante, tutta la tematica dei momenti cairotici della temporalità dell'esserci, cioè dell'esistenza umana.

Disse/scrisse dunque Heidegger in quei giorni di fine marzo 1929:

"A determinare l'essenza di quello che chiamo esserci non è sufficiente il solo contributo di quello che si definisce come spirito e neppure di quello che si chiama vita; l'importante è invece l'unità originaria e la struttura immanente della relazionalità di un uomo che entro certi limiti è incatenato in un corpo e nell'esser incatenato nel corpo si trova in una propria forma di legame con l' ente in mezzo al quale si trova, non come uno spirito che vi guarda dall'alto, bensì in quanto l'esserci, gettato in mezzo all'ente, compie liberamente un'irruzione nell'ente; irruzione che è sempre storica e, in ultima analisi, contingente. Così contingente che la forma suprema dell'esistenza dell'esserci si può ricondurre a pochissimi e rari istanti di quella durata dell'esserci che intercorre tra la vita e la morte; soltanto in pochissimi istanti infatti l'uomo vive al culmine della sua propria possibilità, mentre per il resto si muove sempre in mezzo al suo ente.
La questione del modo d'essere di quello che si trova nella filosofia della forma simbolica di Cassirer, la questione centrale della costituzione interna dell'essere, è quello che determina la metafisica dell'esserci .."
Chissà se quando qui parlava di storica irruzione dell'esserci nell'ente pensava a quel che egli nel 1927 avrebbe voluto scrivere, ma non avrebbe mai più scritto, nella II parte di Essere e Tempo, o alla chiamata/illuminazione di Nietzsche del 1881 o quella di Kant del 1782 o a cos'altro .. Forse, più probabilmente, pensava a quel che già si preparava a scrivere per il 1938, 1939, 1940 o 1941.

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