domenica 30 maggio 2010

Die Frage nach dem Ding

Mi è dispiaciuto molto di non aver potuto partecipare in alcun modo al quinquennale Congresso internazionale kantiano che si è tenuto a Pisa la scorsa settimana. Ne sono stato tenuto lontano prima dalla stesura del De Seyn (preparato per il meeting annuale dell' Heidegger Circle americano), poi dal ricovero in ospedale e dalle successive, numerose visite di controllo, poi da una serie di altre questioni familiari e personali, infine dalla stesura di un Abstract per un altro congresso filosofico.

Il motivo di questo dispiacere è che, pur conoscendo io ancora poco l'opera complessiva di Kant, credo tuttavia di avere - come accennavo anche nel mio precedente post del 10 settembre 2009 ("Kant ed io") - delle precise risposte alla Dingfrage che Kant poneva nel suo capolavoro, risposte di cui qualche mese fa pensavo avrei potuto mettere a parte i partecipanti al Congresso kantiano internazionale.

Per non farla troppo lunga e per avere il tempo di giustificare meglio le mie affermazioni, anticiperò ora solo la mia impressione, che è poi la mia concreta linea di ricerca su Kant. Bene, io credo che - nonostante tutti i tentativi di filosoficamente generalizzare la cosa - le espressioni kantiane "Ding in der Erscheinung", "Ding an sich", "Ding fuer mich", ... abbiano tutte un'essenza ed un fondamento a-stro-no-mi-ci (sì avete letto bene a-stro-no-mi-ci) nel quadro dei massimi sistemi e delle tematiche trattate in questo blog e che questo sia il motivo per cui Heidegger si è tanto soffermato su Kant, prima di passare a Nietzsche, nei suoi tentativi di comprensione e di ricostruzione della Seinsgeschichte.

Ecco .. questo per il momento volevo dirvi e vi ho detto, pensateci un po' anche voi (soprattutto voi kantiani). Avremo comunque modo di riparlarne .. magari al prossimo congresso internazionale quinquennale. Sempre che qualcuno di voi non si faccia vivo per riflettere con me sulla Cosa.

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