Il moto retrogrado dei pianeti esterni all'orbita terrestre è quel fenomeno (apparente sappiamo oggi) che si
verifica quando la nostra Terra - su cui siamo noi osservatori - 'sorpassa' Marte o Giove o Saturno (pensiamo per ora solo ai pianeti visibili ad occhio nudo), cioè quando essa Terra attraversa la semiretta Sole-pianeta. Quando ciò si verifica, osservando il pianeta sera dopo sera, si noterà dapprima che esso si muove entro la fascia zodiacale delle costellazioni (stelle fisse) da ovest verso est, poi che - stranamente - sembra fermarsi rispetto alle stelle retrostanti e addirittura tornare indietro verso ovest (fase di moto retrogrado), poi sembrerà fermarsi di nuovo ed infine riprenderà il suo corso normale verso est (moto progressivo). La traiettoria apparente/fenomenica/empirica del pianeta osservato risulterà complessivamente avere la forma di una specie di esse 'S' (grafico qui sopra a sinistra) oppure, caso più raro, anche quello di un 'cappio' (come si vede qui sotto), il 'cappio' del diavolo ovvero il 'laccio del Maligno' di cui parla s. Paolo (2Tim 2,26).
L'entità di questo ritorno indietro in longitudine nel momento del sorpasso dipende naturalmente dalla distanza del pianeta da Terra: più il pianeta è vicino, maggiore sarà l'ampiezza di questa oscillazione (Schwingung in teutonico). Essa risulta infatti circa 17° per Marte, circa 10° per Giove e circa 7° per il più lontano Saturno (El).
Bene. Questa cosa che a noi moderni - convinti della struttura eliocentrica del sistema planetario solare - sembra oggi del tutto ovvia e naturale (vedi spiegazione grafica ora dietro al titolo), appariva invece agli antichi - convinti che la Terra fosse al centro di tutto il cosmo - altamente dissonante da un punto di vista cognitivo, perchè i due punti di apparente stazionarietà (punti 3 e 5 del grafico, punti di 'morte' del moto, pianeta fermo) con la intermedia fase di moto retrogrado introducevano una contraddizione, un difetto, una pecca in un meccanismo, un disegno, un progetto che sarebbe sembrato altrimenti perfetto.
Una cosa del genere non poteva naturalmente far parte dell' 'intelligent design' di un divino creatore, le cose dovevano essere in realtà diverse, e se Dio aveva posto l'Uomo in un punto, su un pianeta, da dove vedeva cose distorte ed impossibili, strane, dove oltretutto sperimentava problemi di tutti i tipi (fame, malattie, male, ...), ciò non poteva che essere dovuto al fatto che Egli era stato cacciato da un luogo beato, pacifico e tranquillo, il Paradiso, dove poteva godere della corretta vista su tutto il creato, regno dei cieli (sistema planetario) incluso, per sue mancanze, per suoi peccati, per avere - Lui e la sua compagna - contravvenuto ai comandamenti divini, soprattutto a quello di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza.
La trovata teologica della tradizione ebraica e cristiana (non so ancora se il concetto di peccato originale è presente anche nell'islam) è stata insomma quella di convincere l'Uomo, di dire all'umanità, che era colpa sua di tutto quel che non andava come desiderato e come atteso, sia sulla Terra che in cielo, nei moti planetari. Ecco il peccato originale, la cacciata dal Paradiso, la conseguente caduta sulla Terra, l'inevitabile cambiamento del punto di vista (ovvero della prospettiva delle visuali). Siamo con ciò proprio al prospettivismo, per dirla niccianamente. Ma questa è già un'altra storia, più moderna.
Nessun commento:
Posta un commento