Cercando di conoscere un po' meglio Friedrich Hoelderlin (1770-1843), il poeta preferito di Heidegger, e la sua poesia, sto leggendo in questi giorni il suo inno Friedensfeier, ovvero Festa della pace, inno il cui primo abbozzo si ritiene forse ispirato dalla pace di Luneville del 1801 tra Francia ed Austria, ma la cui "redazione, comunque, occupò Hoelderlin probabilmente fino al 1802 o al 1803, quando dovette essere approntata la bella copia definitiva per l'editore Wilmans."(commento BUR di Luca Crescenzi).
La festa di che trattasi mi sembra piuttosto una festa di accoglienza di dei nello spirito della theoxenia greca, come pure si ipotizza nel commento BUR-Crescenzi e ancor più fortemente in quello di Luigi Reitani in F. Hoelderlin, Tutte le liriche, Mondadori 2010, il quale Reitani scrive: "Tema dell'inno non è dunque la concreta pace storica fra gli stati europei, ma l' epifania degli Dei. La sostanza della poesia è mitico-religiosa. La festa segna il culmine - e la fine - della storia umana, il completo dispiegarsi dello spirito. Ciò non esclude tuttavia che questo mito, nato in un contesto politico, conservi anche una valenza politica."
Perfetto. Rimane solo da dire quali fossero gli dèi ospiti al cui arrivo si faceva tanta festa, di cui si indicavano caratteristiche e di cui si tessevano lodi. Cosa che ora io farò, affermando - come del resto ho già fatto - che trattasi degli dèi planetari Giove e Saturno visti non individualmente bensì nella loro unitaria congiunzione, proprio in quei mesi in atto e visibile, di Signore del tempo - "HERR DER ZEIT" ovvero di silenzioso Dio del tempo - "stille GOTT DER ZEIT" che con il suo ritmo ventennale cadenza - di generazione in generazione - tutta la storia umana.
A sostegno della mia tesi riporto i versi 64-96 di Friedensfeier:
Ad un' attenta lettura, devo dire francamente ch'io non vedo alcun riferimento - nelle 12 strofe di cui il canto si compone - alle allora pur recenti vicende belliche tra la Francia rivoluzionaria e napoleonica e l'Austria, né alla detta pace del 1801. Quel Frieden-pace nel titolo mi sembra dunque fuorviante e forse proprio perciò posto da Hoelderlin in bella mostra nel titolo.
La congiunzione Giove-Saturno che avvenne negli anni 1801-1802 nella costellazione del Leone |
Perfetto. Rimane solo da dire quali fossero gli dèi ospiti al cui arrivo si faceva tanta festa, di cui si indicavano caratteristiche e di cui si tessevano lodi. Cosa che ora io farò, affermando - come del resto ho già fatto - che trattasi degli dèi planetari Giove e Saturno visti non individualmente bensì nella loro unitaria congiunzione, proprio in quei mesi in atto e visibile, di Signore del tempo - "HERR DER ZEIT" ovvero di silenzioso Dio del tempo - "stille GOTT DER ZEIT" che con il suo ritmo ventennale cadenza - di generazione in generazione - tutta la storia umana.
A sostegno della mia tesi riporto i versi 64-96 di Friedensfeier:
Des Goettlichen .. empfingen wir
doch viel. Es ward die Flamm' uns
in die Haende gegeben, und Ufer und Meersfluth.
Viel mehr, denn menschlicher Weise
sind jene mit uns, die fremden Kraefte, vertrauet.
Und es lehret Gestirn dich, das
vor Augen dir ist, doch nimmer kannst du ihm gleichen.
Vom Alllebendigen aber, von dem
viel Freuden sind and Gesaenge,
ist einer ein Sohn, ein Ruhigmaechtiger ist er,
und nun erkennen wir ihn,
nun, da wir kennen den Vater
und Feiertage zu halten
der hohe, der Geist
der Welt sich zu Menschen geneigt hat.
Denn laengst war der zum Herrn der Zeit zu gross
und weit aus reichte sein Feld, wann hats ihn aber erschoepfet?
Einmal mag aber ein Gott auch Tagewerk erwaehlen,
gleich Sterblichen und theilen alles Schiksaal.
Schiksaal ist diss, dass Alle sich erfahren,
dass, wenn die Stille kehrt, auch eine Sprache sei.
Wo aber wirkt der Geist, sind wir auch mit, und streiten,
was wohl das Beste sei. So duenkt mir jezt das Beste,
wenn nun vollendet sein Bild ind fertig ist der Meister,
und selbst verklaert davon aus seiner Werkstatt tritt,
der stille Gott der Zeit und nur der Liebe Gesez,
das schoenausgleichende gilt von hier an bis zum Himmel.
Viel hat von Morgen an,
seit ein Gespraech wir sind und hoeren voneinander,
erfahren der Mensch; bald sind wir aber Gesang.
Und das Zeitbild, dass der grosse Geist entfaltet,
ein Zeichen liegts vor uns, dass zwischen ihm und andern
ein Buendniss zwischen ihm und andern Maechte ist.
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Ci sarebbe molto da commentare verso per verso e strofa per strofa su questo importantissimo inno di Hoelderlin, ma credo che per ora possa bastare quanto detto e messo in evidenza come aiuto a chi vuole capire meglio non solo Hoelderlin ed Heidegger, ma anche l'intero idealismo tedesco.
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