Rilke a Sierre (ca. 1921 - 1922) |
Trascorso l'inverno del 1920 al castello di Berg am Irchel, vicino Sciaffusa (Svizzera), nella primavera 1921 Rilke convince la sua amica Baladine Klossowska della necessità di lasciarsi, per il suo assoluto ed imminente bisogno di purificazione, di concentrazione e di lavoro in solitudine; lei lo comprende. Alla ricerca di una nuova abitazione per lui, insieme incominciano così a percorrere il Canton Vallese, ove infine - sopra Sierre, a Muzot - nel giugno 1921 trovano un piccolo vecchio castello del XIII sec. in posizione isolata e sopraelevata, che lui sente adatto al suo monastico desiderio di ritiro e di lavoro e che il suo benefattore Werner Reinhart subito affitta per lui. Allestita e sistemata la nuova residenza con l'aiuto della Klossowska, poi partita per Berlino, Rilke vi si installa soddisfatto da metà luglio ed il 25 luglio ne scrive entusiasticamente alla principessa Marie von Turn und Taxis: " ... It [the Tower of Muzot] lies about twenty minutes quite steep above Sierre, in a less arid, happy rusticity with many springs tumbling through it, with views into the valley, over to the mountain slopes and into most wonderful dephts of sky. A little rustic church, situated above somewhat to the left in the vineyards, ... belongs to it."
Die einfache Jupiter-Saturn konjunktion geschehen im Sternbild der Jungfrau am 10 Sept. 1921 |
La cosa stupefacente in tutto ciò è che - a dire dello stesso Rilke - il poeta ebbe i giorni più produttivi di tutta la sua vita proprio ai primi di febbraio 1922, cioè alla conclusione del periodo nel quale lui si era programmaticamente posto - possiamo dire - all' ascolto della voce dell' universo. Fu in quei giorni infatti che terminò le Elegie Duinesi (incomplete da molti anni) e scrisse l'intera raccolta dei cinquantacinque Sonetti ad Orfeo. Con telegrammi e lettere comunicò poi ad amiche ed amici la conclusione di quello straordinario periodo; il 9 febbraio ad esempio scrisse alla Klodowska: "Merlina [la chiamava così], sono salvo! Quello che mi pesava e mi angosciava di più è fatto, e gloriosamente, credo. Fu solo qualche giorno: ma non ho mai subìto un simile uragano di cuore e spirito. Ne tremo ancora, questa notte ho pensato di venir meno; ma ecco, ho vinto ..."
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Pensavo, cari lettori, di concludere riportando un paio dei Sonetti ad Orfeo che supportano la mia interpretazione di quel che avvenne al castello di Muzot nell'autunno-inverno del 1921, ma data l' ora ormai tardissima mi limito ad indicarveli: sono l' I-XI (Sieh den Himmel./Guarda il cielo.) ed il II-IV, quello sull' unicorno (O dieses ist das Tier, das es nicht giebt./Oh, questo è l'animale che non c'è.). Li riporterò quanto prima in un prossimo articolo su questo blog. Buona notte a tutti !!
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