Seguendo un mio particolare percorso di ricerca su Heidegger e sulla sua filosofia, percorso che su questo blog mi ha già portato a fare delle afferma-
zioni piuttosto impegnative ed importanti, alla ricerca di ulteriori conferme alle mie intuizioni ho iniziato ora a leggere il Natorp-Bericht ovvero lo scritto heideggeriano Interpretazioni feno-
menologiche di Aristotele, che risale come noto all'autunno 1922. L'ho scaricato e stampato ieri sera, anzi stanotte verso l'una passata, dall'ottimo sito della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Uni
versità degli Studi di Palermo, precisamente dalla sezione del Dipartimento di Filosofia, Storia e Critica dei Saperi (FIERI).
Arrivato a pagina 3 (169), dopo aver già letto tutta una serie di proposizioni che mi confermano le mie precedenti intuizioni nell'interpretazione di Heidegger, ne trovo alcune - sull'oggetto della ricerca filosofica - (per me) talmente chiare che non posso trattenermi dal riportarvele qui, per convincervi di quanto vado esponendo su questo blog sul fondamento astronomico della metafisica occidentale. Scrive dunque, sottilmente da par suo, Heidegger (ma ho evidenziato io):
"L' oggetto della ricerca filosofica è l' esserci umano in quanto da essa interrogato rispetto al suo carattere d'essere. Questo ori-
entamento fondamentale del domandare filosofico non è imposto dall'esterno e come avvitato a forza sull'oggetto interrogato, la vita fattuale, ma è da intendersi come l'esplicito coglimento di una motilità fondamentale della vita fattuale stessa, che sta nella moda
lità per cui, nella concreta maturazione temporale del suo essere, si prende cura di questo, e ciò anche laddove scansa via se stessa. La vita fattuale ha il carattere d'essere di patire il peso di se stessa. La dimostrazione più evidente di ciò è la tendenza della vita fattuale a prendersela comoda. In questo patire il peso di se stessa la vita, secondo il senso fondamentale del suo essere, e non nel senso di una proprietà accessoria, è gravosa. Se essa è auten-
ticamente ciò che è in tale esser-di-peso ed esser-gravosa allora la modalità d'accesso ad essa genuinamente adeguata e la sua modalità di custodia potranno consistere esclusivamente in un render gravoso. Se non vuole mancare completamente il suo oggetto la ricerca filosofica può solamente attenersi a questo obbligo." [op. cit., trad. di A. Ardovino e A. Le Moli.]
Bene, dovete sapere che appena ho letto questo brano, anzi mentre lo stavo ancora leggendo, mi son venute da pensare, con riferimento ad Heidegger, due cose: il proverbio 'la lingua batte dove il dente duole' e l'associazione peso-gravità-gravitazione, o prima questa e poi quello (ora, nell'eccitazione e nella fretta di comunicarvelo, non ricordo esattamente; ma è indifferente, importante è la sostanza!).
Ora continuo nella lettura, buona giornata a tutti!
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