Dichter?'), la conferenza che H. tenne nel dicembre 1946, per commemorare il ventesimo anniversario della morte di Rilke (29.12.1926).

Volevo poi segnalarvi un passo (eh.. Irene!) che mi è capitato così, sfogliando casualmente, ove Heidegger, commentando le Elegie di Duino di Rilke, sta - con parole in parte sue ed in parte di Rilke - chiaramente alludendo a parer mio proprio alla fenomenologia delle congiunzioni Giove-Saturno multipla e singola ideali, quella allegorizzata nelle immagini della perfetta fenice e dell' invisibile unicorno.
Scrive dunque Heidegger (pp. 289-290):
"Piante e animali giacciono sul bilico in modo tale che si ricostituisce sempre l'equilibrio di un esser-sicuro. Il bilico su cui sono posti in bilico piante e animali non tocca il dominio di ciò che è per essenza - e quindi costantemente - in oscillazione. Anche il bilico in cui l'Angelo è posto in bilico è sottratto all'oscillazione. Non però perchè non appartenga ancora, ma perchè non appartiene più al regno dell'oscillazione. In virtù della sua essenza incorporea, la possibile agitazione del visibile sensibile si è capovolta nell'invisibile. L'Angelo è [west] nella quiete soddisfatta dell'unità equilibrata di ambedue i dominii, in seno alla regione interiore del mondo."
Concludo facendo notare che poco prima (metà di p. 289) Heidegger aveva appena fatto notare che l'essenza dell'Angelo rilkiano è, a dispetto di ogni differenza di contenuto, metafisicamente la stessa della figura di Zarathustra in Nietzsche.
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