Leggo ora, a pag. 101 di Nietzsche nei ricordi e nelle testimonianze dei contemporanei, a cura di Claudio Pozzoli, BUR Milano 1990, alcuni brani che sembrano andare in questa direzione. Nella primavera 1883 Nietzsche - dubitando del valore della sua nuova opera poetico-filosofica - chiede pareri ai suoi amici. Riporto:
Gast è entusiasta dell'opera, cosa che lo conforta. "Sotto quale voce va propriamente annoverato questo Zarathustra? Starei per credere sotto la voce 'sinfonie' ", scrive Nietzsche a Gast il 2 aprile. E questi gli risponde tre giorni dopo: "Sotto quale voce va annoverato il Suo nuovo libro? Sarei per credere tra le 'sacre scritture'." Il 23 aprile Nietzsche scrive ancora a Gast: "Oggi ho appreso per caso che cosa significa 'Zarathustra': vale a dire 'Stella d'oro'. Questo mi ha reso felice. Si potrebbe pensare che l'intera concezione del mio libro affondi le radici in questa etimologia: ma fino a oggi io non ne sapevo nulla".
Io sarei per non credere fino in fondo a quel che N. afferma nell'ultima frase e alla sua naivitaet. Penso invece che abbia visto bene la giovane russa Lou von Salomé, la quale qualche mese prima annotava nel suo diario (18 agosto 1882):
... in qualche profondo recesso del nostro essere siamo lontani mondi interi l'uno dall'altra. Nietzsche nasconde in se stesso, come una vecchia rocca, alcune segrete oscure, sotterranei nascosti, che non risultano a una conoscenza superficiale, ma che pure possono contenere la sua più vera essenza. ... Saremo ancora in tempo a vederlo apparire come nunzio di una nuova religione, ... [op. cit., pp. 99-100].
Vedi ora un po' tu, cara Irene, come integrare questi nuovi spunti di riflessione nel tuo prossimo lavoro per Berlino. Di tutta la materia, opportunamente sistematizzata, spero di parlarne presto diretta-
mente in uno dei prossimi convegni nicciani.
Nessun commento:
Posta un commento