L' ENT-EIGNIS Giove-Saturno del settembre 1921 |
Rileggendo testi di Heidegger già letti, mi accorgo che vanno aumentandola sia la mia capacità di capirlo come uomo che quella di decifrarlo come pensatore ermetico. Oggi mi hanno colpito una serie di passi della sua prolusione a Friburgo del 24 luglio 1929, Was ist Metaphysik?, nei quali lui - parlando della necessità di indagare il concetto di Niente - si pone aperta-
mente come 'uomo di scienza'.
Dalle pag. 64-65 della V ediz. Adelphi (2008):
"Connotiamo il nostro esserci, esperito qui ed ora, come essenzialmente determinato dalla scienza. ... L' esserci dell'uomo di scienza ha la sua semplicità e la sua forza nel fatto di rapportarsi in un modo eccelso all' ente stesso e unicamente ad esso. Con un gesto di superiorità, la scienza vorrebbe abbandonare il Niente. Ma ora, nel domandare del Niente, appare evidente che l' esserci dell'uomo di scienza è possibile solo se fin da principio si tiene immerso nel Niente. Esso si comprende per quello che è soltanto se non abbandona il Niente. La pretesa sobrietà e superiorità della scienza diventa qualcosa di ridicolo se essa non prende sul serio il Niente. Solo perchè il Niente è manifesto, la scienza può fare dell' ente stesso l' oggetto della sua indagine. Solo traendo la sua esistenza dalla metafisica, la scienza può riconquistare sempre di nuovo il suo compito essenziale, che non consiste nel raccogliere e nell' ordinare conoscenze, ma nel dischiudere - che va attuato sempre di nuovo - l' intero spazio della natura e della storia. ... ...
Solo sul fondamento dello stupore, ossia della manifestatezza del Niente, sorge il 'perché?', e solo in quanto il perché è possibile come tale, noi possiamo domandare dei fondamenti e fondare in modo determinato. Solo perché possiamo domandare e fondare, è assegnato alla nostra esistenza il destino della ricerca."
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