lunedì 23 aprile 2012

Ricordando Costantino e l'unicorno di Ponte Milvio, a 1700 anni dal 312

 In questi giorni dell'Anno Domini 312, alla testa di un esercito di 25-30.000 uomini, Costantino - proveniente da Treviri (Trier) in Germania - stava entrando in Italia al passo del Monginevro (Alpi occidentali) e lungo la Val di Susa: sua meta era Roma e suo obiettivo sconfiggere Massenzio e affermare il suo potere su tutta la parte occidentale dell'Impero Romano. Era così in pieno corso di svolgimento quel processo militare, politico e religioso che nel corso di un solo anno - con la battaglia di Ponte Milvio del 28 ottobre 312 e con il successivo Editto di tolleranza di Milano del 313 - avrebbe cambiato la storia del mondo per secoli e millenni a venire.
Per ricordare questi eventi ed anche con l'occasione del 2765° Natale di Roma, promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche si è svolto nei giorni scorsi a Roma un convegno internazionale di studio dal titolo "Costantino il Grande, alle radici dell'Europa", svoltosi parte parte in Vaticano e parte all'Università Lateranense. Personalmente, purtroppo, ho potuto assistere solo alla IV ed ultima sessione dei lavori, ascoltando comunque tre interessanti relazioni ed il bilancio conclusivo del convegno. Pur avendo sentito che da qualche oratore delle precedenti sessioni si è fatto cenno a nuove possibili interpretazioni astronomiche della cosiddetta 'visione di Costantino' della sera prima della battaglia del 28 ottobre 312, non so di fatto se abbiano o no parlato della mia ipotesi/scoperta al riguardo che voglio qui ribadire.
Come spiego nel cap. XIII del mio Congiunzioni Giove-Saturno e storia giudaico-cristiana, quel che Costantino poteva realmente vedere  - e secondo me realmente vide - la sera del 27 ottobre in direzione sud-ovest era una linea formata dai quattro pianeti Marte, Saturno, Giove e Venere, linea che incrociava il lato lungo della P che formano le stelle della costellazione del Capricorno. Ne risultava cosi una XP che poteva essere e venne interpretata come le lettere iniziali (chi, rho) della parola 'Cristo' in greco.
Ma, come esaurientemente spiego nel mio saggio di dodici anni fa, non fu solo la conclusione della spedizione di Costantino in Italia ad avvenire alla luce della congiunzione Giove-Saturno del 312. Tutta l'impresa e la marcia di avvicinamento a Roma furono calibrate sulla tempistica del fenomeno astronomico (grafici qui a destra), destinato a concludersi in modo invisibile con l'allineamento dei due pianeti più il Sole nel Capricorno il 13 dicembre del 312.
Non si spiegano altrimenti, secondo me, nè la scelta del periodo della spedizione a Roma nè il lungo temporeggiare di Costantino, che avrebbe ancora aspettato sulle colline tra Cassia e Flaminia se non fosse stato Massenzio ad uscire da Roma da Ponte Milvio e ad andargli incontro a Saxa Rubra il 28 ottobre mattina.
Massenzio pensava che Costantino avesse paura di lui.. ma evidentemente non conosceva la Bibbia, perchè altrimenti avrebbe saputo che colui che vuol perdere, Dio prima lo 'acceca'.

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