Per quanto inizialmente possa sembrare strano, la figura di Sesostri I (o Senuosret I), faraone della XII dinastia, regnante dal 1964 al 1929 (o 1926) BCE in un periodo di grande stabilità e grande prosperità per l' Egitto, è molto importante per cosiddetta storia dell'Essere (Being-History o SeinsGeschichte nella terminologia di M. Heidegger) e non solo, come vedremo.A collegare Sesostris alla Seinsgeschichte heideggeriana _sono stato io_ e non Heidegger, il quale non mi risulta che abbia mai scritto qualcosa sulla fenice oppure sul cap. 28 del libro VI degli Annali di Tacito, ove il grande storico romano riporta che la fenice sarebbe apparsa in Egitto 'prioresque' al tempo di 'Sesoside primum' (appunto Sesostri I). Il collegamento deriva prioritariamente dal fatto che già nel 2006 io dimostrai che la fenice altro non era nell'antichità se non l'immagine allegorica delle congiunzioni Giove-Saturno multiple (cioè triple o doppie) e secondariamente dal mio assioma ermeneutico sulla filosofia e l'opera di Martin Heidegger, che esse si basino, si fondino, abbiano come Grund ontico il fenomeno planetario delle congiunzioni Giove-Saturno, viste dal filosofo svevo come i rintocchi (le 'decisioni dell'Essere' dice lui) di un gigantesco orologio cosmico che - 'di generazione in generazione' - cadenza la storia dei popoli e delle civiltà.
Ebbene è stato facile a questo punto, disponendo io di un accurato programma/software di astronomia planetaria, andare a verificare che il regno di Sesostris fu benedetto ben due volte dal fenomeno delle congiunzioni G-S-, fenomeno che evidentemente già a quei tempi era considerato auspicio di lunga vita e vita eterna: nel 1953 BCE si verificò infatti una congiunzione G-S doppia (appunto del tipo fenice) nella costellazione Aquario (confine Pesci) e vent'anni più tardi, nel 1933 BCE, invece una congiunzione G-S semplice nella costellazione Ofiuco.
Ciliegia sulla torta di questa fortunata ricerca sulla figura di Sesostri I è stata la scoperta che al Museo Egizio del Cairo è conservato (reperto JE48851) un cosiddetto pilastro osiriaco di questo faraone, proveniente dal tempio di Karnak, ove il sovrano strette nelle mani tiene due grandi croci-ankh, il simbolo di benevolenza che il dio-falco Horo concedeva al faraone sua incarnazione sulla terra. Cosa ne concludiamo allora, qual'è la ciliegia? Semplice a dirsi:
La croce-ankh, che vediamo rappresentata migliaia di volte su obelischi, dipinti, bassorilievi, .. come segno di eternità del tempo e di vita eterna, quella croce oggi simbolo della chiesa cristiana copta d'Egitto, rappresenta simbolicamente quello stesso fenomeno, le congiunzioni planetarie Giove-Saturno, oggetto poi dei miti complementari della fenice e dell'unicorno e fondamento in Grecia e successivamente della storia dell'Essere e dei dibattiti sulle questione fisico-filosofica geocentrismo-eliocentrismo).
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