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martedì 1 aprile 2025

IL DIBATTITO GEOCENTRISMO-ELIOCENTRISMO IN GIUDEA E L'ATTEGGIAMENTO DELLO STATO ROMANO

U
na figura della narrazione evangelica su cui ad ogni Pasqua ci si torna ad interrogare è quella di Ponzio Pilato, il funzionario romano che fu procuratore della Giudea dal 26 al 36, verso la fine del regno di Tiberio. 
Secondo i quattro vangeli canonici, sarebbe stato proprio lui a dover giudicare se Gesù, accusato dai religiosi giudaici, era o no colpevole e di cosa oppure invece portatore di qualche verità, come lui diceva. Secondo il solo vangelo di Matteo (Mt 27, 24-26), quello rivolto agli ebrei, dell'intera vicenda ad un certo punto Ponzio Pilato se ne sarebbe lavato le mani ed avrebbe accolto la decisione della folla di mandare alla crocifissione Gesù Cristo e di salvare il criminale Barabba.
Il significato di tutta questa storia è in my opinion simbolico: chi o coloro che verso il 60-70 hanno redatto il vangelo detto di Matteo stanno ricordando - innanzitutto agli ebrei di Palestina e della diaspora - che lo Stato romano, rappresentato da Pilato, era stato indifferente sulla questione di quale fosse il modo giusto di adorare il dio d' Israele, se quello delle congiunzioni Giove-Saturno singole oppure quello delle congiunzioni Giove-Saturno multiple (triple o doppie), e di tutta la questione se ne era lavato le mani cioè se ne era disinteressato completamente.
Poiché le più comuni congiunzioni G-S-singole avvengono durante le fasi di moto progressivo dei due pianeti e fanno quindi pensare ad una struttura geocentrica del sistema planetario, mentre le più rare congiunzioni G-S-multiple (triple o doppie) con il moto anche retrogrado dei pianeti fanno pensare ad una (rivoluzionaria per l'epoca) struttura eliocentrica, il "lavarsene le mani" di Ponzio Pilato era un modo di far sapere che lo Stato romano era ed era stato in definitiva indifferente sulla questione dibattuta ormai da secoli se il sistema planetario fosse geocentrico come sembrava a prima vista oppure invece eliocentrico, come molti greci (da Parmenide ad Aristarco di Samo, ..) ed anche (da metà del II sec. bce) i sacerdoti giudaici scissionisti di Qumran avevano già da secoli sostenuto.
Tutta la questione, se l'antica alleanza 'mosaica' dell'adorazione delle congiunzioni G-S-singole come dio d'Israele era ancora valida o no, era stata in quei decenni vivacemente messa in discussione a Gerusalemme ed in tutta la Giudea dal fatto che si era verificato un fatto molto raro, che due congiunzioni G-S-multiple si fossero eccezionalmente verificate a soli quarant'anni una dall'altra: una tripla nel 7 bce nella costellazione dei Pesci ed una doppia nel 34-35 nella costellazione del Leone. Da questo era maturata in molti (anche in Saul di Tarso) la convinzione che il dio d'Israele avesse stabilito e comunicato una nuova alleanza, la cristica "nuova ed eterna alleanza" rappresentata dalle congiunzioni G-S-multiple e dall'eliocentrismo.

venerdì 26 gennaio 2018

La CONVERSIONE di s. PAOLO (fine agosto A.D. 35)

 Leggo sui miei calendari che si ricorda oggi 25 gennaio la cosiddetta conversione di s. Paolo, cioè di quel 13° apostolo che - pur non avendo mai incontrato Gesù di persona (come lui stesso dice) - fu comunque l' infaticabile propugnatore e propagatore della dottrina cristiana. Tanto lo fu che molti lo ritengono il vero e proprio fondatore (qualcuno dice inventore) del cristianesimo, del quale le sue Lettere rimangono comunque uno dei documenti più antichi, probabilmente proprio il più antico.

Su Paolo, figura che m'intriga molto, certo una delle maggiori personalità di tutta la storia, io ho già condotto diverse ricerche e scritto diversi articoli in questo blog, articoli che vorrei oggi sintetizzare qui e ai quali rimando per esame dei dettagli ed approfondimenti.
The double Jupiter-Saturn conjunction occurred between
October AD 34 and April AD 35 in the constellation Leo
(i.e. Tacitus PHOENIX in Annals 6, 28)
Ad oggi la figura di Saul-Paolo io l'inquadro così. Quando Saul nacque a Tarso, verso quello che ora chiamiamo A.D. 15, tra i sacerdoti e nella società delle regioni israelitiche della Palestina (Giudea, Samaria, ..) era vivissimo il dibattito geocentrismo-eliocentrismo e non c' era accordo su quale fosse il tipo giusto di congiunzione Giove-Saturno da adorare _di generazione in generazione_ (cioè ogni vent' anni) come Visita e Presenza divina (Shekinah).
Proprio su questa questione vi era stato circa centocinquant' anni prima un vero e proprio scisma nella classe sacerdotale, a seguito del quale gli eliocentristi avevano abbandonato il Tempio e si erano ritirati a Qumran e in altre località sulle rive del Mar Morto (là dove nel secolo scorso sono stati ritrovati i famosi manoscritti). A Gerusalemme erano rimasti invece i sacerdoti geocentristi, adoratori delle congiunzioni G-S singole, pensate e viste come il vero e proprio monoteistico Signore del tempo e della storia, dio d'Israele.

Questa situazione, che perdurava da circa un secolo e mezzo, fu destabilizzata dalle congiunzioni G-S verificatesi nel 7 aC (tripla nella costellazione dei Pesci), nel 15 dC (singola nel Sagittario) e nel 34-35 (doppia nella costellazione del Leone, cfr. grafici qui sopra), nel senso che si riaccesero tra gli ebrei del tempo vivaci discussioni astronomico-teologiche. Fu in questo contesto che il ventenne Saulo di Tarso maturò a fine agosto del 35 - autonomamente oppure per contatti con gli eliocentristi esseni di Qumran/Damasco - la convinzione che il modo giusto di onorare la divinità, il Signore del tempo, la Shekinak, era proprio quello cristiano delle strane congiunzioni G-S multiple, il moto planetario retrogrado insito nelle quali lungi dal rappresentare l' ira di Dio era invece segno rivelatore dell' ELIOCENTRISMO del sistema planetario/solare. 
Al di là delle elaborazioni teologiche che lui stesso vi costruì sopra e molti altri dopo di lui, fu questo dunque il senso reale, il nocciolo concettuale, della cosiddetta conversione di Saulo-Paolo di Tarso: la convinzione che, contro ogni superficiale apparenza, il sistema planetario aveva struttura eliocentrica anzichè geocentrica. Chi credeva fermamente questo era come un uomo morto e risorto: morto alle antiche credenze/allenze e risorto, rinato nella definitiva "nuova ed eterna alleanza".  Di questo, opportunamente elaborato e teologizzato, Paolo - che neppure aveva mai incontrato Gesù - si fece da allora infaticabile e strenuo diffusore e propagatore al di fuori della Palestina.

lunedì 7 maggio 2012

Per chi la Nuova ed Eterna Alleanza ? Per tutti o per molti?

E' recente una lettera del papa alla conferenza episcopale tedesca (ma presto se ne parlerà anche alla CEI) ove Benedetto XVI spiega come e perchè si dovrà presto cambiare la formula dell'Eucarestia nella messa. Il passo interessato è quello che il sacerdote pronuncia - ricordando le parole di Gesù nell'ultima cena - prima dell'elevazione del calice, quando dice:
"Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati."
Per ragioni teologiche e, soprattutto, filologiche (molto discusse in verità dagli specialisti di greco, latino e lingue semitiche), quel "per tutti" introdotto da Paolo VI dopo il Concilio ecumenico Vaticano II andrebbe secondo papa Ratzinger riportato al precedente "per molti", il che comunque non metterebbe in discussione l'universalità della salvezza, essendo Gesù - come dice anche s. Paolo, ricorda il papa - morto per tutti.
Ai filologi e teologi impegnati in questa dotta discussione, vorrei modestamente ricordare la mia opinione sulla nuova ed eterna alleanza oggetto del cosiddetto Nuovo Testamento: trattasi puramente e semplicemente della concezione eliocentrica della struttura del sistema planetario, derivante da una nuova interpretazione astronomica dell'evento che costituiva la teofania giudaica del tempo, le congiunzioni Giove-Saturno. Dice infatti Paolo, significando il superamento del geocentrismo: "... la nostra abitazione terrena è una tenda che si demolisce, .." [2Cor 5,1].
Rivelatrice al riguardo, tra le altre, è inoltre anche la frase di 2Cor ove Paolo dice che ".. i figli di Israele non poterono fissare gli occhi nel volto di Mosè per la gloria, ora dissolta, del suo volto, .." [2Cor 3,7-8]. Il glorioso Mosè, insomma, era (qui) invisibile esattamente come l'unicorno invisibile di cui ho parlato/scritto in altre parti di questo blog ovvero come il meridiano Dioniso degli ateniesi. E' appena il caso ch'io ricordi qui che le congiunzioni G-S singole hanno sempre luogo con i due pianeti in fase di moto progressivo, a volte in pieno giorno, che esse sono le più numerose e che esse inducono a pensare che il sistema planetario sia geocentrico.

La posizione teologica del papa attuale, maturata anche a causa dei sensi di colpa per la Shoah del secolo passato e tesa ad una riconciliazione con il mondo ebraico, è quella di sostenere che va superata la rigida antitesi paolina [sviluppata soprattutto in 2Cor 3, 4-18 e Gal 4, 21-31] tra le alleanze del Vecchio e Nuovo Testamento, essendo stata quella mosaica solo una temporanea alleanza, "sopraggiunta in seguito" (Rm 5,20) a scalfire appena la sostanziale continuità tra l'alleanza con Abramo, fondamentale e permanente, e quella stabilita da Cristo. Detto in altre parole, alla luce del mio paradigma ermeneutico, non sarebbe vera l'ostinazione geocentrica del mondo giudaico in epoca romano-imperiale, perchè anche nella Bibbia veterotestamentaria si rinverrebbero - come di fatto si rinvengono - tracce ed anticipazioni del dibattito geocentrismo/eliocentrismo, con prese di posizione (ancorchè ermetiche) a favore di quest'ultimo.
Rispetto a quanto precede mi appare sostanzialmente contraddittoria (e da marcia indietro) la recente puntualizzazione papalina sulla necessità di un ritorno alla formula preconciliare della preghiera di consacrazione eucaristica di cui all'inizio di questo articolo, non essendovi alcun dubbio - a mio parere - che il portato delle rivelazioni di Cristo in merito alla struttura eliocentrica del sistema planetario era, è e sarà in ogni tempo rivolto e destinato all'intera umanità, senza eccezione alcuna.

E sarebbe proprio ora - per chi siede in alte cattedre - chiarire ciò a tutti e con tutti i mezzi, invece di trastullarsi e gingillarsi con filologiche minuzie su testi di assai dubbia origine e trasmissione.