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Diagrammi longitudine-tempo e separaz.angol.-tempo per la congiunzione doppia Giove-Saturno del 1663 nella costellazione Ofiuco |
La congiunzione Giove-Saturno-doppia del 1663 giocò un ruolo fondamentale, anche se ancora non riconosciuto dagli studiosi di mistica ebraica, nella nascita del sabbatianesimo, l'imponente movimento di massa attivato a metà del Seicento dal 'messia' Sabbatai Zevi (1626-1676) e dal giovane Nathàn (1643-1680), l'illuminato di Gaza che lo convinse dell'autenticità della missione messianica di cui egli ancora dubitava e che se ne proclamò suo profeta.Trascrivo dal libro di Gershom Scholem Le grandi correnti della mistica ebraica, Einaudi 1993, pp. 304-305, le parole con le quali nel 1667 il 24enne Nathàn di Gaza ricorda in una lettera la sua esperienza personale, diretta, di quattro anni prima, cioè del 1663; parole che evidentemente non possono che riferirsi a quel che Nathàn vide ogni sera per sette-otto mesi, la fenicea congiunzione Giove-Saturno allora in atto :
"A venti anni ho cominciato a studiare lo Zòhar e qualcosa degli scritti di Luria. Ma chi giunge al punto di purificarsi è aiutato dal Cielo; e così allora mi mandò qualcuno dei suoi angeli e spiriti benedetti e mi svelò molti misteri della Torà. Quell'anno stesso, essendo le mie forze esaltate dalla visione degli angeli e delle anime beate, praticavo un lungo digiuno, nelle settimane seguenti alla festa del Purìm; e mentre in santità e purezza mi ero chiuso in una stanza separata e portavo a compimento le preghiere del mattino fra molte lacrime, ecco che su di me discese lo Spirito, e i capelli si rizzarono in testa, e le ginocchia mi tremarono, ed ebbi la visione della Merkavà, e visioni di Dio, per tutto il giorno e per tutta la notte, e fui fatto degno della vera profezia, come uno dei Profeti; e una voce mi parlò e cominciò con le parole: "Così parla il Signore". E con la massima chiarezza il mio cuore avvertì a chi si riferiva la mia profezia [e cioè a Shabbetay Tzevi], e fino ad oggi io non ho mai più avuto una visione così grande. Ma questa rimase nascosta nel mio cuore, finché il Redentore stesso non si rivelò a Gaza, e proclamò di essere il Messia; allora soltanto dall'angelo mi fu permesso di far conoscere quel che avevo visto."
Come dice Scholem a p. 304, "senza Nathàn di Gaza [Shabbetay Tzevi (Sabbatai Zevi)] sarebbe rimasto nel novero di tanti altri anonimi esaltati della sua generazione che ... coltivarono il sogno di una vocazione messianica, senza che però nessuno li degnasse di attenzione." Ma quando Shabbetay andò da lui a Gaza "per trovarvi la pace dell'anima" e"come un paziente che si reca da un medico che cura le anime", allora "Nathàn scoprì che Shabbetay Tzevi - questo strano peccatore, asceta e santo,, che talvolta aveva sognato di essere il Messia - era in realtà (proprio) il Messia, e ne fece il simbolo del movimento, del quale egli stesso però si proclamò l'alfiere."
Anche dopo la conversione all' islam di Shabbetay e la sua morte, Nathan di Gaza continuò a scrivere opere teologiche (Trattato dei draghi, Teoria della creazione, ..) che, insieme a quelle del marrano riconvertito Avrahàm Cardozo (1626-1706), costituirono una vera e propria nuova dottrina sabbatiana di Dio: il sabbatianesimo (considerato da molti una Quabbalà eretica).